
Non si taglia la qualità del servizio

Il Presidente dell’Ital risponde con una nota all’articolo di Salvatore Cannavò pubblicato su “Il Fatto Economico” il 10 dicembre scorso.
“L’articolo di Salvatore Cannavò sul taglio ai Patronati, pubblicato sul “Il Fatto Quotidiano”, contiene una ricostruzione storica di tali tagli molto corretta, una interpretazione su chi è penalizzato rispetto al testo approdato al Senato molto parziale, una previsione della divisione della torta molto errata.
In particolare in quel “dovendo dividere la torta con meno soggetti, il vantaggio è diretto.”
La torta non si divide tra soggetti tout-court, ma tra soggetti che fanno attività, perché il fondo si ripartisce per attività svolta. Ed allora poniamo il caso che vengano chiusi i cosiddetti “piccoli Patronati”, l’attività da loro svolta non verrebbe assorbita automaticamente dai Patronati cosiddetti “più grandi”. Innanzitutto perché è presumibile che i piccoli istituti si accorpino tra loro per superare il 2,5% della quota di mercato; nel caso non si procedesse a tali unificazioni comunque l’attività dei Patronati potrà essere svolta dallo stesso personale dei piccoli eventualmente assunto dai grandi o da personale aggiuntivo assunto dai grandi che dovrebbero comunque investire di più.
In sintesi per prendere più soldi occorre fare più attività ma si dovrebbe spendere di più e “a prescindere”, perché gli attuali operatori sono già colmi di lavoro e non potrebbero svolgere il lavoro “liberato” dai Patronati piccoli.
Ma anche questa previsione risulta essere molto lontana dalla verità, in quanto qualsiasi taglio (anche quei trenta milioni ipotizzati) non solo impedisce di fatto ogni forma di investimento, ma comporterebbe una fase di ristrutturazione forte dei Patronati per i quali le risorse già da ora non sono sufficienti a retribuire il gravoso lavoro svolto dai nostri operatori.
In conclusione il vero problema non è chi ci guadagna dai nuovi assetti derivanti dalla legge di stabilità, ma il fatto che tutti ci perdono, soprattutto i cittadini che rischiano di avere un servizio meno efficiente e di bassa qualità.
Detto questo ribadiamo, e non solo marginalmente, che l’Ital è, ed è stato sempre, contraria all’eliminazione dei piccoli Patronati e che l’unico criterio per valutare la capacità di operare di questi Istituti debba essere la qualità del servizio prestato al cittadino”.
Gilberto De Santis