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Intervista | Salute e sicurezza, impegno prioritario per l'Ital

Ottobre 2019

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 



INTERVISTA | da Italinforma n. 10 - Ottobre 2019 

 

 

 

 

 

 

 

 

SALUTE E SICUREZZA, IMPEGNO PRIORITARIO PER L'ITAL

 

Intervista al Direttore generale Ital, Maria Candida Imburgia




 

 

 

“La sicurezza nelle nostre reti”. È questo il titolo del Convegno che, nel mese di ottobre, è stato organizzato dalla Uila pesca, a Mazara del Vallo, nell’ambito della manifestazione internazionale “Blue Sea Land”. L’iniziativa ha visto la partecipazione attiva dell’Ital, in qualità di uno dei soggetti promotori del progetto illustrato in quelle assise. Si tratta di uno studio, di cui abbiamo già dato conto in alcuni precedenti numeri della nostra rivista, che ha analizzato, dal punto di vista scientifico, le conseguenze dei carichi di lavoro sulla salute dei pescatori. Cogliamo questa occasione per ritornare, in modo più approfondito, su un argomento di grande interesse e lo facciamo, come di consueto con l’intervista mensile al Direttore dell’Ital, Maria Candida Imburgia.

 

 

Direttore, perché il nostro Patronato ha collaborato alla realizzazione di questa ricerca così importate ma, al tempo stesso, così particolare?


Diffondere la conoscenza e l’informazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è una delle principali “mission” del nostro Patronato. Ebbene, grazie alla professionalità dei medici che fanno parte del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ital, in particolare del dottore Elio Munafó, in collaborazione con la UILA Pesca e con il coinvolgimento di un’equipe di medici dell’Inail condotta dal dottor Draicchio, abbiamo avviato una ricerca sulla gravosità del lavoro svolto dai pescatori e sulle conseguenze della loro attività sulla propria salute. In virtù di questa sinergia, si è messo a punto un Progetto, denominato “La sicurezza nelle nostre reti” che, per la prima volta in Italia, e forse anche nel mondo, ha consentito a un gruppo di medici di salire a bordo di un peschereccio e, con il supporto di attrezzature sofisticatissime quali gli elettromiografi di superfice, di misurare lo sforzo fisico dei pescatori, mentre svolgevano la loro attività.

 

 

La prima ricerca è stata condotta a Mazara del Vallo e l’indagine scientifica ha messo in evidenza che il lavoro degli addetti alla pesca, per il carico e la frequenza, favorisce lo sviluppo di patologie agli arti superiori e danni alla cuffia rotatoria, nonché a carico della colonna vertebrale. Quali conseguenze possono scaturire da questa scoperta?


Intanto, voglio subito sottolineare che il tributo della comunità scientifica internazionale ha suggellato il valore di questo progetto. La nostra maggiore soddisfazione è che, grazie ai risultati della ricerca scientifica si potrebbe, ora, provare a ottenere il riconoscimento dell’origine professionale delle patologie denunciate dai pescatori del comparto di Mazara del Vallo. Confortati da questa esperienza positiva, l’abbiamo estesa al distretto peschiero di Chioggia e anche a marinerie non italiane.

 

 

Qual è il messaggio di carattere generale o, se si vuole, l’impegno che scaturisce da questa ricerca?


Lo ribadisco, vogliamo far passare il messaggio che è nostra intenzione rafforzare l’attività di tutela anche dei diritti sommersi, nascosti. Vogliamo aiutare i cittadini a conoscere i propri diritti e a farli valere anche grazie alla nostra assistenza. Nel caso specifico, quindi, avendo dimostrato l’origine professionale delle malattie che colpiscono questi lavoratori, potrà essere avviato un percorso sul fronte della tutela previdenziale, da un lato, ma anche su quello della prevenzione dei rischi per la salute, dall’altro. Per l’Ital, tutto ciò è motivo di orgoglio. Il diritto alla salute è un diritto universale e il nostro Patronato, con questa complessa attività, sta offrendo il proprio contributo per generare quel benessere sociale necessario a un equilibrato e armonico sviluppo della società.

 

 

Intanto prosegue l’iniziativa “Operatori al centro”. Nel mese di ottobre si è svolto il quarto step di questa esperienza formativa che, fino ad ora, nel corso del 2019, ha coinvolto, complessivamente un centinaio di operatori provenienti d’ogni parte d’Italia. Qual è il tuo giudizio su questo percorso?

 

 

È stato fatto un lavoro molto importante, con l’obiettivo di implementare la sinergia tra sede centrale e sedi decentrate. Anche il gruppo che ha partecipato al quarto step è stato molto attivo e si è dimostrato interessato al corso. Si tratta di persone che svolgono, con passione e con determinazione, l’attività di tutela nei confronti dei pensionati, dei lavoratori e dei giovani disoccupati. In sostanza, possiamo dire che gli operatori di Patronato dedicano la loro vita a fare del bene.

 

C’è stata un’interazione molto efficace tra tutti i soggetti coinvolti…

 

 

Certamente. Gli operatori ci hanno raccontato le loro esperienze ed è emersa una grande capacità di assistenza globale, ma anche di consulenza generale, esercitata ancor prima dell’espletamento della specifica pratica. Grazie a questa professionalità e disponibilità, l’Ital è destinata a crescere sempre più, al servizio dei cittadini che ripongono la loro fiducia nel nostro Istituto.