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Garante privacy: pił tutele invio certificati gravidanza

08/09/2015


Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso un parere su uno schema di decreto interministeriale elaborato dal Ministero del lavoro, concernente la definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico all'Inps del certificato medico di gravidanza, di interruzione della gravidanza e di parto, osservando che servono maggiori garanzie a tutela della riservatezza delle lavoratrici madri
Questi certificati, in base all’art. 21 del T.U. n. 151/2001 (tutela della maternità/paternità), a decorrere dal termine indicato nello stesso articolo, devono essere inviati all’Inps esclusivamente per via telematica, direttamente dal medico del Servizio sanitario nazionale e dalle strutture sanitarie, utilizzando il sistema di trasmissione delle certificazioni di malattia.
Il Garante rileva che lo schema di decreto, sottoposto al suo parere, nonostante abbia recepito alcune indicazioni proposte in precedenti incontri, contiene ancora aspetti che devono essere perfezionati, in particolare che l'invio telematico all'Inps avvenga nel rispetto dei termini previsti dalla normativa vigente.
L'invio dei certificati, infatti, non può intervenire automaticamente all'atto dell'evento medico, ma deve essere effettuato, sempre su richiesta della lavoratrice, nel rispetto dei termini già fissati dalla legislazione vigente, per consentirle l'esercizio delle facoltà e dei diritti che sono riconosciuti (quali l'interruzione della gravidanza, il mancato riconoscimento del figlio nato, il diritto di partorire mantenendo l'anonimato). Trattandosi di benefici che devono essere erogati su richiesta dell'interessata, occorre scongiurare il rischio che si instauri la prassi di inviare automaticamente all'Inps i certificati, senza verificare che la donna sia una lavoratrice e che voglia avvalersi dei benefici erogati dall'Inps.
Particolare attenzione deve essere inoltre riservata ai "contenuti" dei certificati, vale a dire, ai dati che vi possono (devono) essere inclusi, in relazione alla normativa di settore e ai principi del Codice privacy.
Con riguardo al certificato di interruzione di gravidanza, viene chiesto che sia eliminata l'informazione sullo stato del feto al momento della nascita (vivo, morto), in quanto ininfluente (e quindi eccedente e non pertinente) ai fini della fruizione dei periodi di assenza dal lavoro per "malattia" o degli eventuali benefici anche previdenziali/assistenziali conseguenti all'interruzione della gravidanza.
Il Garante richiede ulteriori modifiche riguardo il perfezionamento dello schema per evitare che il datore di lavoro venga ad avere informazioni che non deve conoscere e l'individuazione, anche per categorie, delle strutture sanitarie competenti all'invio dei certificati.

Il parere è stato pubblicato nella newsletter (Garante privacy) n. 404 del 21 luglio 2015.