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I nuovi italiani all'estero: bisogni e ruolo dei patronati

30/03/2017


"I nuovi italiani all'estero: i loro bisogni e il ruolo dei patronati"

Indagine promossa dai Patronati Ce.Pa


Oltre 5.000.000 sono gli italiani all’estero e molti altri sono i giovani che vorrebbero lasciare il nostro paese, non solo per cercare quel lavoro che in Italia non riescono a trovare, ma anche per fare un’esperienza nuova. Quasi uno su 3 conosce i patronati ai quali riconoscono un ruolo decisivo nell’affrontare le problematiche legate al trasferimento e oltre il 50% si dichiara soddisfatto dei servizi resi da questi istituti per agevolare il loro inserimento nei paesi ospitanti; anzi, ne chiedono l’ampliamento.
 

E’ uno spaccato sulla nuova mobilità delle persone, che emerge da una indagine su “I nuovi italiani all’estero: i loro bisogni e il ruolo dei patronati”, promossa dai Patronati del Ce.Pa (Acli, Inas, Inca e Ital) e realizzata dall’istituto di ricerca Eumetra, diretto dal professor Renato Mannheimer, mette in luce i cambiamenti profondi di questi trasferimenti; un fenomeno in crescita anche a causa della crisi, che ha mutato le ragioni alla base della mobilità.
 

Tra quanti hanno già lasciato il nostro Paese, se un buon 50% degli intervistati dichiara di essersi recato all’estero per motivi occupazionali, l’altra metà si divide tra che ha voluto fare una esperienza diversa (la cosiddetta generazione degli Erasmus) e chi, invece, si è trasferito dopo la pensione verso altri paesi nei quali il sistema di tassazione è più favorevole (14% del campione).
 

Alle ragioni del trasferimento si aggiunge la lista dei problemi incontrati. Per quasi tutti (circa il 90% degli intervistati), l’ostacolo principale è la scarsa conoscenza della lingua del paese ospitante, mentre sorprendentemente e solo in secondo piano emergono le difficoltà di accesso ai vari sistemi di welfare, che pure sono molto diversi tra loro. Ciononostante, spicca tra tutti la propensione a rimanervi (oltre il 50%), senza fare ritorno in patria, ma anche la volontà di trasformare la loro permanenza in una occasione per migliorare la loro qualità della vita (38%).
 

Ai tanti già trasferiti all’estero, si aggiunge una quota significativa di giovani (tra i 28 e i 35 anni) che vivono in Italia e che hanno desiderio di lasciare il nostro paese: il 51% del campione lo farebbe per motivi di lavoro e il restante 49% per altri motivi; tra questi il 26% per fare una esperienza diversa. Anche per loro, la scarsa conoscenza della lingua è il principale elemento frenante nell’intraprendere una decisione così drastica. (estratto nota Ce.Pa del 28 marzo 2017)
 

 

 

 


(Foto © bitter...。- stock.adobe.com)