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Sentenza Corte Giustizia Europea: Italia e lavoro disabili

19/07/2013

La Corte di Giustizia Europea, con la sentenza emessa il 4 luglio, dichiara che l’Italia non avendo imposto a tutti i datori di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili per favorirne l’integrazione lavorativa, è venuta meno al suo obbligo di recepire correttamente e completamente l’articolo 5 della direttiva 2000/78/CE sulla parità di trattamento in materia di impiego.
Tale direttiva stabilisce un quadro generale per la lotta alle discriminazioni riguardo all’occupazione e alle condizioni di lavoro delle persone disabili.
La Corte dopo aver esaminato le varie misure adottate dall’Italia per l’inserimento professionale dei disabili, conclude che tali misure, anche ove valutate nel loro complesso, non impongono a tutti i datori di lavoro l’adozione di provvedimenti efficaci e pratici a favore di tutti i disabili, che consentano loro di accedere ad un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione.
Secondo la direttiva del 2000 – precisa la Corte - gli Stati membri devono stabilire un obbligo per i datori di lavoro di adottare provvedimenti effettivi, ad esempio sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, senza tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato.

Tale obbligo riguarda tutti i datori di lavoro per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di tutti i disabili.

Non è sufficiente che gli Stati membri prevedano misure di incentivo e di sostegno, ma è loro compito imporre a tutti i datori di lavoro l’obbligo di adottare provvedimenti appropriati, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete.