L'assistenza dell'Ital ai detenuti e alle loro famiglie per "Recidiva zero"
L’ASSISTENZA DELL’ITAL AI DETENUTI E ALLE LORO FAMIGLIE PER “RECIDIVA ZERO”
Giuliano Zignani Presidente Ital
Nei giorni scorsi, abbiamo avuto occasione di condividere l’idea di istituire, presso il Cnel, un Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale.
È un progetto che ha suscitato ampi consensi, proprio perché la formazione professionale e l’inserimento lavorativo dei detenuti o degli ex detenuti sono valori fondanti di un tessuto sociale basato su principi costituzionali moderni, laici e riformisti.
Per comprendere perché alcuni percorsi hanno profonde e solide radici, non bisogna certo andare a scomodare un gigante dell’illuminismo italiano, come Cesare Beccaria, che nella sua opera “Dei delitti e delle pene” aveva già prefigurato una giusta visione espiatrice nel recupero educativo della detenzione. Tuttavia, è anche in questo humus culturale che affonda le sue radici l’articolo 27 della nostra Costituzione, dal quale emerge con forza il principio della funzione rieducativa della pena. Ebbene, che cosa, più del lavoro e della preventiva formazione a un’attività lavorativa, può essere in grado di perseguire e ottenere questo risultato, azzerando il rischio delle recidive?
Il progetto del Cnel non ci trova affatto impreparati. Il nostro Patronato è già impegnato su questo fronte, perché le persone private della loro libertà non sempre sono a conoscenza dei loro diritti sociali ed economici e, spesso, più di altre, hanno bisogno di particolari tutele. L’assistenza esercitata dall’Ital, dunque, si estende anche a queste persone e, soprattutto, ai loro nuclei familiari, per il conseguimento di trattamenti, prestazioni e sussidi previsti dalla legge.
L’obiettivo è sempre lo stesso: da un lato, evitare l’emarginazione sociale di chi, parente del detenuto, ha l’unica colpa di essere nato in un contesto difficile, dall’altro, creare le condizioni per aiutare il reinserimento di chi ha sbagliato e sta scontando la sua pena.
Peccherebbe di superficialità, dunque, chi evidenziasse una sorta di marginalità di questo tipo di tutela. In tali casi, infatti, quel che conta è la qualità sociale dell’intervento. Non si può lasciare indietro nessuno, non solo per ragioni umanitarie, ma anche per impedire che il sentirsi abbandonati al proprio destino faccia consolidare in queste persone sentimenti di avversione e comportamenti illegali, nocivi per loro e per l’intera società.
L’Ital, dunque, continuerà a garantire assistenza anche ai detenuti e ai loro familiari e, nell’ambito delle proprie funzioni, è pronta a mettere a disposizione delle Istituzioni la propria esperienza, affinché il traguardo della “Recidiva zero” sia raggiunto con la collaborazione di tutti, per la salvaguardia e l’emancipazione del singolo e della collettività.