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Eccessivo lavoro e responsabilitą dell'Azienda

26/05/2014


La Corte di Cassazione con la sentenza n. 9945 dell’8 maggio 2014 ha ritenuto un datore di lavoro responsabile del decesso di un dipendente, causato da infarto riconducibile all’eccessivo carico di lavoro, confermando la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato a risarcire la famiglia del lavoratore.
Infatti “secondo le condivisibili conclusioni del Ctu medico legale nominato in corso di giudizio, l’infarto era correlabile, in via concausale, con indice di probabilità di alto grado, alle trascorse vicende lavorative”.
Viene così rigettato il ricorso della Società datrice di lavoro secondo la quale l’impegno lavorativo e i ritmi di lavoro “serratissimi” non erano a lei imputabili, ma dipendevano dalla attitudine del dipendente a lavorare con grande impegno e alla sua dedizione al lavoro.
Nel caso di specie è tuttavia emerso che il dipendente, per evadere il proprio lavoro, era costretto, anche se non per sollecitazione diretta, a conformare i propri ritmi di lavoro all’esigenza di realizzare lo smaltimento nei tempi richiesti dalla natura e molteplicità degli incarichi affidatigli dalla società, lavorando anche per undici ore al giorno.
Ad avviso della Suprema Corte, l’Azienda non può sostenere, a sua giustificazione, “di ignorare le particolari condizioni di lavoro in cui le mansioni affidate ai lavoratori vengano in concreto svolte in quanto deve presumersi, salvo prova contraria, la conoscenza, in capo all’azienda, delle modalità attraverso le quali ciascun dipendente svolge il proprio lavoro”

In conclusione, la nuova Campagna dell’UE “Insieme per la prevenzione e la gestione dello stress lavoro correlato” è un’ottima occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica, il lavoratori e i datori di lavoro riguardo al problema. Le Parti Sociali, insieme, possono gestire e prevenire lo stress lavoro-correlato e i rischi psicosociali, aiutando le aziende a fare questo.