"Benessere integrati": a Roma il Convegno formativo del Progetto di Servizio Civile Ital di accompagnamento degli immigrati alle visite mediche preventive
La giusta informazione, l’uso dei diritti, l’incremento della vaccinazione e una visita accurata potrebbero contribuire a migliorare l’epidemiologia di molte malattie che ad oggi colpiscono la popolazione più vulnerabile: gli immigrati. È quanto emerso dal Convegno promosso il 22 novembre a Roma dal Patronato Ital Uil in occasione del progetto di Servizio Civile di accompagnamento degli immigrati alle visite mediche preventive.
Epatite e carcinoma del cavo orale sono le malattie più diffuse tra la popolazione straniera.
350 milioni di persone in Italia sono affette da epatite B e 170 milioni da epatite C. La maggior parte delle persone provengono dall’Africa e dall’Asia e l’età media non supera i 35 anni di età.
In Italia si registrano circa 4000 nuovi casi di carcinoma orale. Il tasso di mortalità negli ultimi vent’anni è aumentato esponenzialmente. La malattia colpisce per lo più stranieri di sesso maschile anche se la percentuale di donne che si ammalano sta aumentando.
Per il dott. Lorenzo Nosotti, dell’Istituto nazionale delle migrazioni e delle povertà, l’incremento delle vaccinazioni per l’epatite B può limitare la diffusione della malattia, come è avvenuto per la popolazione italiana negli anni ’90.
Per la dott.ssa Maria Paola Cristalli, Ricercatore universitario Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillofacciali dell’Università La Sapienza di Roma, la prevenzione primaria può permettere il riconoscimento e l’allontanamento del rischio di carcinoma.
La soluzione è a portata di mano, screening e diagnosi precoce potrebbero essere le ricette efficaci. Ma la vera cura?
Per Giandomenico Schirripa, antropologo medico dell’Università La Sapienza di Roma, quando si parla di prevenzione bisogna parlare di accesso al servizio sanitario e il fenomeno assume più senso se associato alla povertà e alla dimensione sociale. Gli immigrati conoscono le cure, ma il vero problema è l’approccio alle strutture sanitarie. Per Schirripa il problema della salute degli immigrati è un problema umanitario, etico, che investe la generalità della popolazione.
Un grande ostacolo alla prevenzione risiede quindi nelle difficoltà di accesso ai servizi per la popolazione straniera, dove possedere il tesserino STP può fare la differenza. L’altro è legato alla comunicazione con i cittadini stranieri, la mediazione culturale e linguistica in ambito sanitario rappresenta una grande risorsa.
Lo conferma Virginia Beregata, Presidente provinciale dell’associazione A.N.F.E. per lei “L’uso della parola al momento giusto apre molte strade. L’ascolto, la comprensione e il fattore tempo possono aiutare anche sul fronte della salute, dove anche una parola di conforto aiuta ad integrarsi e a non ammalarsi”.
Anche la politica deve avere un ruolo decisivo sul fenomeno migratorio, per il pediatra e responsabile dell’organizzazione F.I.M.P., dott. Youself Salman, che ha sintetizzato il suo intervento con il motto “meglio prevenire che curare”. Sul corretto utilizzo delle parole il pediatra ha evidenziato come il termine integrazione dovrebbe essere sostituito con la parola inserimento, per lasciare agli stranieri qualcosa del proprio paese di origine.
I ricordi di un paese lontano, il viaggio, l’abbandono della “cara madre” e i sentimenti per la “gente del posto che ti guarda con diffidenza e disprezzo” sono stati raccontati da Peppino Spadaro per voce di Sara Bertarelli, dell’Ital Nazionale, che ha ripercorso le emozioni racchiuse nella“Lettera di un immigrato” testimone della grande attualità che costrinse la popolazione italiana ad emigrare in America. L’intervento introduttivo al convegno di Sara Bertarelli è stato un susseguirsi di immagini ed emozioni, immaginazione e realtà, uno spunto di riflessione per i partecipanti che nei trenta minuti di intervento si sono imbattuti nel viaggio duro di chi lascia la propria terra per cercare fortuna altrove, hanno lasciato i propri affetti, e fatto i conti con la crudeltà che li costringe alla fuga e ora anche all’emarginazione.
L’uso della sensibilità nel raccontare l’immigrazione ha caratterizzato anche l’intervento di Angela Scalzo, del Dipartimento Politiche Migratorie Uil, curatrice insieme a Bertarelli di un video che è stato proiettato in sala. Scalzo ha parlato di vecchie e nuove disuguaglianze sociali, ha ricordato che la compresenza di diversi fattori quali il viaggio, l’insediamento abitativo, le condizioni di lavoro e la mancata prevenzione sanitaria fanno ammalare gli immigrati. Per Scalzo “la salute varia per ogni individuo, in base alle circostanze, al luogo dove si vive, in base alla capacità di adattarsi e autogestirsi”. Ha affrontato il tema degli immigrati invisibili, di quei detenuti di origine straniera che affollano le carceri italiane che troppo spesso tentano il suicidio; delle morti bianche che coinvolgono un lavoratore ogni 7 ore, di questi 1 su 6 è immigrato. Inoltre per la lei “è giusto parlare di disuguaglianza sociale in marito alla salute, perché accanto alle vecchie, quali ad esempio il sesso e l’età, se ne sono aggiunte altre che si esplicano tramite la malattia.”.
Dai discorsi emerge chiaramente la fragilità della popolazione immigrata. “Fragile” un aggettivo che per il moderatore e Vice Presidente Ital, Alberto Sera, riveste una grande importanza, che aiuta a capire chi abbiamo davanti, il nostro interlocutore. “Come Patronato Ital in questi anni abbiamo fatto molto per gli immigrati, anche in ambito di servizio civile – ha sostenuto Sera – è importante per questo andare a cercare e valorizzare ciò che già c’è per progettare per il futuro”. L’invito del moderatore è stato quello di “fare forza comune” perché i ragazzi di servizio civile “sono il link tra gli immigrati e la società”.
E quindi perché la Uil è attenta al fenomeno migratorio? “Perché per fare il sindacato, ha sostenuto Gilberto De Santis, Presidente Ital, nel suo intervento - oltre alla sensibilità ci deve essere grande passione e la voglia di stare accanto ai più deboli per cambiare le cose in meglio” e perché “pensiamo che le persone – ha sostenuto nelle conclusioni al convegno Domenico Proietti, Segretario Confederale Uil – che vengono nel nostro paese sono una risorsa, umana e civile, e possono contribuire a miglioralo”. Proietti ha poi affermato di essere d’accordo sul riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce nel nostro paese. Ha inoltre concluso esortando i ragazzi di servizio civile presenti in sala a continuare nel loro lavoro contribuendo così a rafforzare il ruolo delle forze sociali.