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Intervista| L'Ital lancia un programma nazionale formativo

novembre 2017

 


Direttore, la centralità della formazione per l’Ital è diventata una sorta di mantra: ogni occasione è quella giusta
per rilanciare il valore di questo strumento. Si può sostenere che il Patronato della Uil stia mettendo in atto una
vera e propria politica della formazione?

Non so se si possa parlare di una vera e propria politica. Personalmente, sono molto attenta agli aspetti tecnici e all’importanza
di questo strumento per migliorare il servizio agli assistiti: questo è uno dei nostri obiettivi istituzionali. Per l’Ital,
dunque, la formazione è strategica in funzione della crescita del nostro Istituto, proprio perché solo attraverso un investimento
nelle risorse umane si può rendere l’erogazione di quel servizio ancora più efficiente ed efficace, dal punto di vista
della professionalità e della qualità.


Dall’attuazione di questi principi deriva l’impegno pressoché quotidiano per la formazione degli operatori Ital…
Esatto. La formazione dei nostri operatori è necessaria per poter svolgere al meglio la nostra missione di segretariato
sociale. Peraltro, stiamo puntando anche su un modello formativo di carattere organizzativo, strutturato sulle esigenze
tecniche degli uffici e su logiche interattive: la formazione è anche un ‘dare’ consigli e supporto, ma è anche un ‘ricevere’
suggerimenti. È un percorso comune e sinergico. Si tratta di sollecitare proposte dal territorio al fine di raccogliere quelle
indicazioni e se possibile trasformarle, a livello nazionale, in progetti operativi. Sono le strutture territoriali a stare sul campo,
ad aver il contatto diretto con le persone che ripongono in noi la loro fiducia, e che si confrontano quotidianamente
con i problemi e le aspettative di lavoratori, pensionati, giovani. Spetta alla struttura nazionale elaborare quei messaggi e
tradurli in modelli di riferimento generale. Noi stiamo operando in questa direzione.


È stato predisposto un programma nazionale formativo: su quali principi si basa?
Innanzi tutto è un work in progress. Gli obiettivi sono chiari: favorire l’interscambio delle conoscenze tra tutti gli operatori
delle nostre sedi, migliorare l’efficienza degli uffici e perfezionare la qualità dei servizi erogati. La formazione è stata modulata
proprio sulle esigenze dei territori e curata dai nostri tecnici della sede nazionale con l’erogazione di diversi format
per singoli argomenti su tematiche rilevanti per il nostro Patronato.
 

Imponente è l’attività dell’Ital anche all’estero. Gli operatori che lavorano in quelle sedi, forse, hanno bisogno di
un supporto ancor più significativo per far fronte alle crescenti richieste di assistenza…

È vero, c’è stata un aumento della mobilità degli italiani: sono tantissimi i pensionati, ma anche i giovani che si stanno
trasferendo all’estero. Ebbene, il nostro Istituto rappresenta un valido riferimento per tutti questi connazionali che si rivolgono
alle sedi operative dell’Ital per ricevere consulenze, in particolare, su previdenza, assistenza e riguardo al tema
dell’esenzione delle pensioni dalla doppia imposizione fiscale, in applicazione delle Convenzioni internazionali. Ecco perché
stiamo predisponendo uno spazio di approfondimento formativo, tramite
web conferenze, riservato a quegli operatori. È un’esperienza che abbiamo
già realizzato, con risultati davvero positivi: è giusto ed è necessario ripeterla.

 

Avete organizzato anche alcuni moduli formativi coinvolgendo esperti
dell’Inps. Con quali obiettivi?

Per l’Ital, il dialogo con Enti e Istituzioni è indispensabile. Ecco perché abbiamo
invitato ai nostri corsi, dedicati ai nostri operatori all’estero, un rappresentante
dell’Inps che ha dimostrato grande disponibilità e che ha anche espresso
parole di apprezzamento per il nostro operato. L’approccio collaborativo,
nel rispetto dei reciproci ruoli, è il presupposto per dare risposte concrete ai
problemi delle persone al fine di far valere i loro diritti.

 

Di recente sei stata in Germania, a Colonia, e hai avuto modo di verificare dal vivo le esigenze di quelle strutture.
Qual è stata la tua impressione?

In quella realtà c’è una presenza numerosa di nostri giovani connazionali che si aggiunge alla storica comunità degli emigranti
italiani. Gli operatori della nostra sede Ital mi hanno rappresentato un’esigenza di fondo: questi ragazzi, soprattutto
nel primo periodo di soggiorno, manifestano la necessità di conoscere i loro diritti più elementari. Ebbene io credo che, per
quel tipo di situazioni, si possa fare un ragionamento ulteriore e realizzare un progetto di formazione dedicato a ciò. È chiaro
che, in questo caso, sarebbe necessaria una sinergia con la Uil per approntare una formazione sindacale di base, in grado
di rispondere non soltanto ad esigenze operative e gestionali, ma anche a problematiche di vita lavorativa quotidiana.

 

In conclusione, Direttore, nonostante i pesanti tagli subiti dall’Ital, la formazione resta al centro dell’azione sindacale
del nostro Patronato; anzi, viene rafforzata. Continueremo su questa strada?

Sì. È nostro dovere investire nella qualità dei nostri servizi e fare formazione al nostro personale è garanzia di qualità per i
nostri assistiti. Continueremo su questa strada.