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Il bilancio sociale: la certificazione di un impegno civile. Intervista al Presidente dell'ITAL, Giuliano Zignani.

15/12/2025

 

Il Bilancio Sociale rappresenta molto più di un documento tecnico. È lo strumento con cui rendiamo conto del nostro operato e dimostriamo il nostro impegno in termini di trasparenza e di responsabilità. È la fotografia fedele di chi siamo, di come lavoriamo e di quali valori guidano ogni giorno le nostre scelte”.

Il Presidente dellITAL, Giuliano Zignani ha sintetizzato così, in apertura della sua relazione, il senso, il valore e il significato del bilancio sociale, giunto alla sua tredicesima edizione e presentato, in occasione di uniniziativa pubblica, ai coordinatori e operatori del Patronato e ai quadri e dirigenti della UIL. 

Insieme a lui, ripercorriamo i punti salienti del documento.

 

 

D) Presidente, proprio in apertura della tua relazione, hai voluto ringraziare tutte le operatrici e tutti gli operatori dell’ITAL, colonna portante dellIstituto.

R) È giusto così: è a loro, innanzitutto, che va tributata la nostra riconoscenza e gratitudine, perché senza limpegno quotidiano di queste lavoratrici e di questi lavoratori, la rete dei servizi che offriamo non sarebbe la stessa. Competenza, empatia, pazienza, capacità di ascolto: sono tutte qualità professionali e umane messe a disposizione di coloro che si affidano ai nostri uffici e che cercano risposte e soluzioni efficaci ai loro problemi concreti. E i risultati positivi confermano, oggettivamente, il valore delle operatrici e degli operatori dellITAL. Le nostre sedi, in Italia e allestero, hanno accolto quasi 800 mila persone, gestendo oltre 1 milione di pratiche di assistenza e tutela. La nostra rete organizzativa è tra le più capillari del sistema dei patronati italiani: solo in Italia, 1.362 uffici complessivi, di cui 632 sedi e 730 recapiti; mentre allestero, presenti in più di 26 Paesi, siamo il primo patronato.

 

 

D) Questo lavoro prezioso, oggi, si trova a fare i conti anche con lavvento dellintelligenza artificiale. Qual è lapproccio che sta avendo lITAL a uninnovazione così profonda e strategica dal punto di vista sociale ed economico?

R) Abbiamo già avviato, da tempo, una vera e propria transizione verso lIntelligenza Artificiale, una realtà che pervade, ormai, ogni ambito della nostra vita. Abbiamo scelto, dunque, di collocarci allavanguardia nellesplorazione delle potenzialità dellIA, perché così possiamo rafforzare il sostegno alle persone e alleggerire il carico di lavoro dei nostri operatori, permettendo loro di concentrarsi su ciò che conta davvero: la vicinanza alle persone. Il vero rischio non è usare l'IA, ma non conoscerla. Ecco perché dobbiamo investire in educazione digitale e formazione continua, sviluppando strumenti che non sostituiscano l'uomo, ma lo affianchino e lo rafforzino. Le nuove tecnologie permettono servizi più rapidi, precisi ed efficienti, ma non dimentichiamo che al centro restano le competenze umane, l'ascolto e la relazione diretta con gli assistiti.

 

 

D) Avete pensato di sviluppare e realizzare un progetto dal titolo evocativo: Il Patronato a casa tua”. Ci spieghi di cosa si tratta?

R) Si tratta di un servizio pensato per garantire il pieno accesso alle nostre prestazioni anche a coloro che incontrano difficoltà nellutilizzo degli strumenti digitali o che non possono recarsi fisicamente presso le sedi territoriali. Il progetto prevede listituzione di un numero verde unico nazionale dellItal, che offrirà assistenza telefonica dedicata, e lattivazione di postazioni mobili, ovvero recapiti itineranti, in grado di raggiungere direttamente le persone impossibilitate a raggiungere i nostri uffici. Il Patronato a casa tua” rappresenta la risposta concreta dellItal al principio secondo cui linnovazione non deve generare esclusione: la tecnologia deve essere al servizio di tutti, ma dove la tecnologia non arriva, deve essere assicurata la presenza umana, perché nessuno deve sentirsi abbandonato.

 

 

D) In tale quadro, l'ITAL ha scelto di investire in modo strutturale e continuativo nella formazione dei propri operatori, sviluppando percorsi specifici e differenziati che rispondano alle diverse esigenze professionali e generazionali. Quali sono le iniziative che, nellottica del bilancio sociale, consideri più significative?

R) Intanto, vorrei ribadire che, per noi, la formazione non è un evento sporadico, ma un processo permanente, un diritto e un dovere per chi lavora nel Patronato. Si tratta di garantire elevati standard di qualità, professionalità e capacità di risposta ai bisogni sempre più complessi dei lavoratori e dei cittadini. La formazione è il pilastro su cui si costruisce la credibilità di un ente capace di stare al passo con i tempi senza perdere di vista la propria missione sociale. Questo impegno si concretizza principalmente grazie a due iniziative strategiche: Ital Next Gen e ITAL Ri-Forma. 

 

 

D) Puoi illustrarcele brevemente?

R) Ital Next Gen, giunto alla sua seconda edizione, rappresenta il nostro investimento sul futuro. È un percorso formativo intensivo di tre giorni, riservato agli operatori dai 18 ai 35 anni, pensato per valorizzare le nuove generazioni e prepararle ad affrontare le sfide del welfare di domani. Si utilizzano modalità interattive, coinvolgenti e immersive, che favoriscono il confronto diretto, la condivisione di esperienze e la costruzione collettiva di saperi. Ad oggi, gli operatori continuano a confrontarsi, a scambiarsi soluzioni operative e a sostenersi reciprocamente nell'affrontare pratiche complesse. Questo è il senso più profondo della nostra formazione: creare comunità, rafforzare legami, fare rete. 

ITAL Ri-Forma, invece, è una delle principali novità di questanno e nasce per garantire laggiornamento e il rafforzamento continuo delle competenze del personale Ital. Il progetto prevede unarticolata attività formativa su tutto il territorio nazionale, suddivisa in macroaree e strutturata su tre livelli di approfondimento, dal corso base a quello avanzato. Sarà l’occasione per affrontare tutti i temi di interesse per lattività del Patronato, con lobiettivo di formare operatori completi, in grado di gestire, compiutamente, le diverse tipologie di pratiche.

 

 

D) Uno degli aspetti che connotano l’attività dell’Ital è quello delle iniziative in sinergia con le varie categorie sindacali: parliamo, in particolare, della sottoscrizione di alcuni Protocolli d’intesa. In cosa consistono?

R) Ad oggi, i Protocolli dintesa sono stati sottoscritti con UIL Scuola, UIL Trasporti sezione Trasporto Aereo, Feneal e UILA. Questi accordi prevedono una collaborazione strutturata e continuativa tra le parti, volta a garantire una maggiore tutela dei lavoratori e un miglior accesso ai servizi di assistenza e consulenza del Patronato. Gli iscritti alle rispettive categorie possono usufruire di un supporto personalizzato: consulenza più mirata in materia previdenziale, assicurativa e socioassistenziale, accompagnamento costante nella gestione delle pratiche e più stretta integrazione tra lattività del sindacato e quella del Patronato. Lobiettivo comune è quello di rafforzare la rete di protezione e di servizi attorno ai lavoratori, assicurando loro risposte più rapide, competenti e coordinate, consolidando il legame tra lITAL e le diverse categorie della Uil. È nostra intenzione proseguire su questa strada.

 

 

D) Specifici Protocolli d’intesa sono stati sottoscritti anche con altre realtà. Con quali obiettivi?

R) Parliamo di veri e propri Protocolli dintesa di carattere sociale. Uno è stato sottoscritto con la Fondazione Severino, una onlus che si occupa di offrire supporto, assistenza e orientamento a detenuti ed ex detenuti per favorirne il reinserimento nella società. Condividendo questa missione, lITAL ha deciso di prendere in carico le richieste dei detenuti, offrendo strumenti di tutela e supporto in materia di diritti previdenziali e del lavoro, nonché in relazione a condizioni di disagio, sofferenza, malattia professionale ed emarginazione. Inoltre, è stato sottoscritto un Protocollo dintesa con lUniversità Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana, in Albania, che accoglie alcuni studenti italiani, ai quali offriamo consulenza sulle pratiche assistenziali, in supporto alle attività svolte dal Consolato italiano.

 

 

D) A proposito di Albania, da circa un anno, è stata aperta una nuova sede anche in questo Paese. È una scelta che consolida il primato dell’ITAL all’estero?

D) Sì, con il sostegno della UIL, abbiamo deciso di proseguire il nostro impegno di espansione internazionale, aprendo nuove sedi fuori dai confini nazionali. Abbiamo avviato questo percorso con lapertura della sede in Albania alla fine del 2024. La comunità albanese in Italia è una delle più numerose e radicate e, allo stesso tempo, cresce costantemente anche il numero di cittadini italiani che si trasferiscono in Albania per motivi di studio o di lavoro. Peraltro, dopo unattenta analisi dellevoluzione dei flussi migratori contemporanei, abbiamo individuato come strategici altri Paesi nei quali avviare nuove sedi, tra cui le Filippine, il Marocco e Malta. Negli ultimi anni, infatti, la mobilità internazionale ha assunto caratteristiche profondamente diverse rispetto al passato: accanto alle migrazioni tradizionali di lungo periodo, si registra un aumento significativo dei movimenti circolari e temporanei, nonché dei flussi di professionisti e giovani che cercano allestero nuove opportunità lavorative e di formazione. Questo progetto sarà realizzato in stretta collaborazione con la UIM e con il CAF UIL, poiché ritengo che ITAL e CAF debbano marciare di pari passo per offrire un sistema integrato di servizi e tutele, capace di rispondere in modo completo e coordinato alle esigenze dei nostri connazionali nel mondo.

 

 

D) Hai affrontato, poi, un tema molto delicato, complesso e, per così dire, più squisitamente “politico”, sottolineando la necessità di una riforma del sistema dei Patronati. Qual è la proposta dell’Ital?

R) Insieme agli altri patronati del gruppo Ce.Pa. siamo convinti che serva una riforma per rendere i nostri istituti più efficienti e più capaci di rispondere ai nuovi bisogni sociali: stiamo lavorando, insieme, per conseguire questo obiettivo. Dobbiamo rivendicare con chiarezza che il Patronato non è un semplice intermediario tra i cittadini e la Pubblica amministrazione. Siamo, a pieno titolo, partner istituzionali del Governo e degli enti locali. Non possiamo limitarci a gestire pratiche: dobbiamo partecipare alla programmazione e alla progettazione dei servizi, perché conosciamo da vicino i bisogni reali delle persone, soprattutto di quelle più fragili.

 

 

D) La riforma dovrebbe affrontare anche il tema delle autorizzazioni?

R) Certo. Bisogna introdurre regole chiare e rigorose in materia di autorizzazioni, per porre un argine ai cosiddetti patronati fantasma”. Essere un Patronato riconosciuto significa assumersi una responsabilità verso le persone, garantendo qualità, trasparenza e affidabilità in ogni fase del servizio. È questa la nostra cifra distintiva: non improvvisazione, ma professionalità; non approssimazione, ma competenza certificata. 

 

 

D) Quale connotazione operativa dovrebbe avere questa riforma?

R) Oggi il mondo del lavoro è cambiato, la precarietà è cresciuta, la domanda di tutela sociale è più ampia e complessa. Ecco perché serve una riforma moderna e partecipata che valorizzi le pratiche ad oggi consolidate, riveda il modello di finanziamento e dia piena attuazione al Decreto Qualità e al Decreto Semplificazione. Vogliamo una legge che valorizzi chi, ogni giorno, costruisce fiducia tra cittadini e istituzioni. Il futuro della tutela sociale non si scrive nei palazzi, ma negli sportelli, nei quartieri, nelle sedi dove un lavoratore, un pensionato o un migrante trovano qualcuno disposto ad ascoltarli e ad accompagnarli. È questa la funzione sociale, insostituibile e irrinunciabile, che l’ITAL assolve tutti i giorni a servizio della collettività, a servizio delle persone.