
Assegno ordinario di invaliditā e diritto all'integrazione al minimo:la sentenza n. 94/2025 della Corte Costituzionale

Chi percepisce un assegno ordinario di invalidità molto basso potrà finalmente ricevere un’integrazione economica per raggiungere l’importo minimo previsto dalla legge anche se la prestazione è liquidata con il sistema interamente contributivo. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza n. 94 del 2025, che è finalmente intervenuta su una questione delicata e rimasta a lungo irrisolta nel sistema previdenziale italiano.
Assegno ordinario di invalidità contributivo e importo troppo basso: un problema diffuso
L’assegno ordinario di invalidità (AOI) è una prestazione economica prevista dall’INPS. Spetta ai lavoratori la cui capacità lavorativa, a causa di malattia o infermità, risulti ridotta di almeno due terzi per una durata di tre anni. È rinnovabile e può essere trasformato in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi. In alcuni casi, può anche essere revocato se la riduzione della capacità lavorativa non sussiste più.
Si tratta di un assegno previdenziale (non assistenziale), il che significa che spetta solo a chi ha versato contributi previdenziali: più si è lavorato, più l’importo sarà elevato.
Tuttavia, chi ha alle spalle carriere discontinue, lavori part-time o salari bassi, si ritrova spesso con un assegno molto inferiore al trattamento minimo, pur essendo invalido. Fino ad ora, solo gli assegni calcolati con il sistema misto, in presenza dei requisiti reddituali previsti, potevano beneficiare dell’integrazione al trattamento minimo. Da oggi anche gli assegni liquidati interamente con il sistema contributivo hanno diritto all’integrazione al trattamento minimo.
Sentenza Corte Costituzionale 94/2025: integrazione al minimo anche per assegno invalidità contributivo
Con la sentenza n. 94 del 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima l’esclusione automatica dal diritto all’integrazione al minimo per chi riceve l’assegno ordinario di invalidità in regime contributivo.
La Corte ha riconosciuto che l’invalidità comporta una condizione di vulnerabilità sociale ed economica che lo Stato deve tutelare anche mediante strumenti integrativi, se il trattamento previdenziale risulta insufficiente a garantire il soddisfacimento delle esigenze di vita.
La Corte ha però escluso tutti gli arretrati: la nuova disciplina è vigente esclusivamente dal giorno della pubblicazione ufficiale. È una svolta senza precedenti che restituisce dignità economica a tante persone invalide escluse da ogni forma di integrazione.
Come ottenere l’integrazione al minimo sull’assegno ordinario di invalidità
Questa nuova possibilità non è automatica: l’integrazione al minimo deve essere richiesta all’INPS, previa verifica dei requisiti reddituali individuali e familiari.
Nel 2025, il trattamento minimo mensile è pari a circa 603,40€ (7.844,20€ annuali). Chi riceve un assegno inferiore potrà chiedere un’integrazione fino a raggiungere tale soglia, a seconda del proprio reddito complessivo.
Chi ha diritto all’integrazione al minimo per l’assegno ordinario di invalidità?
Possono accedere all’integrazione coloro che si trovano nelle seguenti condizioni:
· assegno ordinario di invalidità in regime contributivo;
· importo mensile è inferiore alla soglia minima prevista per legge;
· rispetto dei limiti reddituali fissati annualmente per l’integrazione.
È importante sottolineare che non tutte le situazioni sono uguali: una consulenza mirata è essenziale per non perdere il diritto riconosciuto dalla Corte.
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