UIM UIL

AREA RISERVATA


Hai dimenticato la password?
ItalInforma
LIM
terzomillennio.uil.it

Integrazione al minimo della pensione: requisiti e cosa sapere nel 2025 per fare domanda

28/07/2025

 

Nel 2025 cresce il trattamento minimo previsto per i pensionati. Che cosa significa? Che per coloro che percepiscono una pensione molto bassa è possibile ottenere, nei casi previsti dalla legge, un aiuto economico dall’INPS. In questo articolo ti spieghiamo in modo semplice cos’è l’integrazione al minimo, a chi spetta e come ottenerla.

 

Integrazione al minimo: quando la pensione non basta

In Italia molte pensioni sono basse, si sa. Per tanti pensionati una vita serena, dopo anni di sacrifici sul lavoro, non è per nulla scontato. Accade spesso a chi ha avuto carriere lavorative discontinue, ha svolto lavori part-time o in settori con retribuzioni molto basse.

 

In tutte queste situazioni può intervenire l’integrazione al minimo della pensione: un aiuto economico previsto dalla legge, che consente all’INPS di aumentare l’importo della pensione fino a raggiungere una soglia stabilita annualmente per garantire un livello minimo di sussistenza previsto dalla legge.

 

Che cos’è l’integrazione al minimo delle pensioni?

L’integrazione al minimo è una misura previdenziale integrativa prevista per alcune pensioni di importo basso. Naturalmente, l’integrazione spetta solo a chi rispetta determinati requisiti.

L’importo del trattamento minimo mensile nel 2025 è stato stabilito a 616,67€. Questo valore si compone di due elementi: l'adeguamento ISTAT ordinario dello 0,8% e una rivalutazione straordinaria del 2,2% per contrastare il potere d'acquisto dei pensionati dall'inflazione.

 

A chi spetta l’integrazione al minimo della pensione?

L’integrazione al minimo non è automatica per tutti. Possono beneficiarne colore che rientrano in queste condizioni:

  • titolari di una pensione diretta (vecchiaia, invalidità) o indiretta (reversibilità), calcolata con il sistema retributivo o misto;
  • essere residenti in Italia;
  • essere percettori di redditi personali e, se coniugati, familiari entro i limiti stabiliti dalla legge.

In linea generale, non hanno diritto all’integrazione al minimo i pensionati il cui trattamento è calcolato interamente con il sistema contributivo, cioè chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996.

Tuttavia, alla luce della recente pronuncia costituzionale n.94 del 2025, questo limite non vale più per coloro che percepiscono un assegno ordinario di invalidità. Che cosa significa?
Chi è invalido e percepisce una pensione molto bassa, calcolata esclusivamente con il sistema contributivo, oggi ha diritto al supplemento economico per raggiungere l'importo minimo garantito dalla legge italiana, assicurando così un sostegno dignitoso per le necessità quotidiane. Sono esclusi gli arretrati: in questo caso la sentenza non ha un effetto retroattivo.

 

I limiti di reddito da rispettare nel 2025 per l’integrazione al minimo

Per ottenere l’integrazione al minimo occorre non superare determinati limiti di reddito che variano a seconda della composizione del nucleo familiare:

  • se il pensionato vive da solo, il reddito personale annuo non deve superare 8.016,71€;
  • se il pensionato è coniugato, il reddito complessivo della coppia non deve eccedere 31.376,80€.

Esiste anche la possibilità di ottenere un’integrazione parziale. Questa possibilità si applica nel caso in cui il reddito personale risulti superiore alla soglia minima ma inferiore al doppio del trattamento minimo. In quel caso, la pensione viene aumentata in misura proporzionale, fino a raggiungere un importo prossimo al minimo previsto.

 

Integrazione al minimo della pensione: le novità previste per il 2025

Oltre all’aumento del minimo mensile, il 2025 presenta alcune importanti novità:

  • la rivalutazione straordinaria del 2,2% è applicata solo a chi ha già diritto all’integrazione al minimo;
  • chi non l’ha mai richiesta ed è in possesso di tutti i requisiti deve presentare domanda direttamente all’INPS.

L’integrazione al minimo della pensione è una misura transitoria – valutata di anno in anno – il cui scopo è quello di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati. L’INPS esegue i consueti controlli attraverso il modello RED, richiesto annualmente, per verificare i requisiti reddituali.

 

Non hai diritto all’integrazione al minimo? Ecco le alternative

Se la tua pensione non può essere integrata perché rientra nel sistema contributivo o perché superi i limiti di reddito, esistono altre misure di sostegno da considerare.

Tra queste:

·      l’assegno sociale, spetta previa domanda, anche in assenza di contributi, a chi ha almeno 67 anni e rispetta i limiti reddituali;

·      alcune maggiorazioni sociali come:

§  un aumento mensile di 8€ per chi ha più di 70 anni e redditi bassi;

§  la quattordicesima mensilità, erogata a luglio per pensionati con requisiti economici e contributivi specifici.

 

Cosa fare per presentare domanda di integrazione al minimo della pensione?

Molti pensionati non sanno di poter avere diritto a questo tipo di integrazione. Altri ancora hanno difficoltà con la domanda o non sanno che è anche possibile richiedere gli arretrati fino a cinque anni, se si dimostra di averne diritto ma non si era al corrente di tale possibilità o non se è fatto richiesta in tempo.

Il nostro consiglio è quello di rivolgersi a consulenti esperti in grado di prendere in carico i bisogni dell’assistito dall’inizio fino alla presentazione della domanda. Con oltre 70 anni di esperienza e più di 1600 sedi, su tutto il territorio nazionale e all’estero, Il nostro Patronato offre un aiuto concreto, gratuito e altamente qualificato.

 

Possiamo aiutarti a:

  • verificare se hai diritto all’integrazione;
  • presentare correttamente la domanda all’INPS;
  • richiedere gli eventuali arretrati;
  • valutare le alternative, come assegno sociale e maggiorazioni.

Se hai ulteriori dubbi o hai bisogno di aiuto, rivolgiti al Patronato ITAL: fare chiarezza è il primo passo per ottenere ciò che ti spetta.