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Intervista | La formazione, per un servizio di qualitą ai nostri assistiti

Giugno 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INTERVISTA |Italinforma n. 6 | giugno 2022 >>>

 

 

 

 

 

 

LA FORMAZIONE, PER UN SERVIZIO DI QUALITÁ AI NOSTRI ASSISTITI

 

Intervista al Direttore generale dell’Ital, Maria Candida Imburgia

 

 

 

È stato un mese storico per l’Ital, culminato con la celebrazione per i 70 anni dalla sua nascita, ma anche per i 65 anni dell’Ital Francia. Un momento importante per riflettere, ancora una volta, sul valore che, sempre più, con il passare del tempo, ha assunto la formazione per il Patronato della Uil. Ne parliamo, come di consueto, con il Direttore generale, Maria Candida Imburgia. 

 

Direttore, in questi anni, l’Ital è cresciuta in modo letteralmente esponenziale. Vogliamo riproporre solo qualche dato? 

 

Ricordo due dati su tutti, estremamente indicativi. In Italia, nel 1957, si contavano 40 uffici; oggi siamo a oltre 1.300 tra sedi e recapiti. All’estero, dove da anni siamo la prima Organizzazione, gli uffici erano un’ottantina; oggi, siamo presenti, nel mondo, in 24 Paesi con 260 uffici e centinaia di recapiti. Inoltre, a poche settimane dalla sua nascita, nel luglio del 1952, l’Ital aveva già svolto 8.103 pratiche; nel 2020, ultimo dato certificato disponibile, eravamo a 1.515.724. Un risultato eccezionale. 

 

A cosa possiamo attribuire questo successo?

 

Tutto ciò è stato possibile perché i nostri operatori sono animati da una volontà di solidarietà e di servizio, ma anche perché sono mossi dalla consapevolezza di avere strumenti e preparazione adeguati a compiere tale compito nel modo più efficace possibile.  

 

E qual è il più importante di questi strumenti?

 

La formazione, che è più di uno strumento: come abbiamo già detto altre volte, è una scelta strategica. È la leva su cui abbiamo agito per tenere alto il nome dell’Ital e per consolidare quella reputazione e quel consenso che si sono ampiamente manifestati in tutti questi anni. Noi avvertiamo il dovere civico di essere sempre all’altezza di chi in noi ripone la propria fiducia e affida a noi la soluzione dei suoi problemi. Puntare sulla formazione è il nostro modo di dire grazie a chi ci ha fatto crescere.

 

La pandemia ha dato una spinta ulteriore a percorsi innovativi anche su questo fronte. È così?

 

Certamente. Abbiamo puntato molto sull’innovazione tecnologica e sugli strumenti messi a disposizione dalla rivoluzione digitale, ma - lo ribadisco - non è mai venuta meno la consapevolezza che un Patronato deve affrontare i problemi veri di persone in carne e ossa, che non cercano solo l’efficienza degli algoritmi, ma anche il calore della disponibilità e dell’umanità degli operatori. 

 

Cosa vi spinge a così tanto impegno?

 

Noi vogliamo conoscere, aggiornarci, approfondire, perché questo è l’unico modo per tenere allenate le nostre competenze e per offrire un servizio di qualità ai nostri assistiti. Ed è con senso di responsabilità, dunque, che non smettiamo mai di studiare, non solo restando al passo delle novità normative e amministrative, ma anche costruendo progetti formativi di ricerca che possano rispondere alle necessità e alle esigenze delle varie categorie di lavoratrici e lavoratori. Questa è la nostra forza e su questa strada intendiamo proseguire, per dare sempre più valore al nostro servizio a favore delle persone.