Cittadinanza Prossima Sicilia
COMUNICATO STAMPA
CITTADINANZA PROSSIMA SICILIA
Un bel gruppetto di giovani siciliani, età media 23 anni, tutti diplomati e una laureata, 10 donne e 5 uomini, hanno finito il loro periodo di volontariato di servizio civile svolto presso gli uffici Ital Uil di Caltanissetta, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani e a chiusura della loro esperienza hanno voluto redigere un comune appello ai parlamentari perché si diano da fare per una nuova legge di cittadinanza.
Eccone il testo:
Onorevole,
Riceve questa lettera dai volontari attivi in Sicilia per il Servizio Civile Nazionale, con il progetto “Benessere Integrati”, promosso dal patronato ITAL-UIL.
Ogni progetto di Servizio Civile ha uno scopo specifico, ed il nostro riguarda appunto l'integrazione degli stranieri in Italia in ambito sanitario, tramite un colloquio informativo riguardo le modalità del Servizio Sanitario Nazionale e le principali strutture presenti sul territorio. Inoltre, viene fatta compilare loro una scheda (totalmente anonima) che, alla fine del progetto, andrà a costituire un prezioso riscontro delle specificità degli stranieri in Italia: sesso, provenienza, fascia d'età, utilizzo delle strutture sanitarie ecc.
In particolare, in Sicilia la maggior parte degli immigrati proviene dalle seguenti zone: dai Paesi dell'Africa centrale e settentrionale, dai Paesi dell'Europa dell'Est (in maggioranza donne), e da vari Paesi asiatici come Bangladesh e Sri-Lanka. Il loro campo di occupazione riguarda principalmente i lavori agricoli, la ristorazione e le mansioni domestiche, come colf e badanti.
Non si può ignorare, o sottovalutare, una realtà così presente e radicata nel territorio, considerandolo sia dal punto di vista socio-culturale che da quello lavorativo. Tutti questi stranieri, infatti, svolgono mansioni che spesso vengono rifiutate da noi Italiani, costituendo quindi una risorsa non indifferente. Chi emigra dal proprio Paese di origine, infatti, appartiene principalmente ad una fascia di età medio-bassa: dai 20 ai 40 anni, e ciò fa sì che aumenti la popolazione giovanile presente sul territorio; essendo, inoltre, in una fascia di età fertile, consentono l'aumento delle nascite, che sappiamo essere importante per mantenere l’equilibrio della popolazione.
Dal punto di vista dell’integrazione sociale, per la maggior parte gli stranieri tendono a congregarsi in base alla provenienza e alle tradizioni religiose, che è un modo per mantenere viva la loro identità in un Paese che si mostra ancora incapace di far fronte alle questioni sociali contemporanee. La tendenza a congregarsi in realtà chiuse, però, diminuisce- fin quasi a scomparire- negli immigrati di seconda generazione, ovvero i figli degli immigrati: essi nascono sul suolo italiano, crescono nella nostra società, parlano la nostra lingua, frequentano le scuole italiane; in poche parole, sono perfettamente integrati con i loro coetanei.
Tenendo conto di tutti questi fattori, come si può negare a tutti questi bambini e ragazzi, nati in Italia da genitori che vi risiedono legalmente- da almeno 5 anni- il diritto alla cittadinanza? Come si fa a restare ancorati ad una legge obsoleta come la I 91/92, che indica come cittadino italiano alla nascita solo chi ha almeno un genitore con cittadinanza italiana, oppure entrambi i genitori ignoti o apolidi? La legge deve evolversi e seguire i cambiamenti che stanno investendo il mondo contemporaneo, e non può ignorare la forte mobilità che si è raggiunta oggigiorno. È da auspicare una revisione legislativa, quindi, che integri al concetto di ius sanguinis quello, più moderno e dinamico, dello ius soli.
Lo ius sanguinis è vigente nella maggior parte dei Paesi dell'Unione Europea, tranne in quelli anglosassoni, che hanno da tempo adottato lo ius soli. Tuttavia, molti Paesi, come la Francia e la Germania, stanno cambiando la propria normativa per adattarsi ai flussi immigratori. Quindi anche l'Italia, per allinearsi a questi cambiamenti, e anzi per superarli, dovrebbe adottare lo ius soli ed allargare così l’orizzonte della propria normativa per affrontare una problematica che diventa sempre più pressante.
Noi tutti volontari, a nome nostro e di tutti coloro che hanno a cuore questo argomento, ci rivolgiamo a Lei per invitarLa a porre l'attenzione del Parlamento su una proposta di cambiamento alla legge sulla cittadinanza, che per troppo tempo è stata trascurata.
La ringraziamo per l'attenzione dedicataci e ci auguriamo che il nostro appello sia accolto con favore e positività.
Il segretario Generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, ha così presentato l’appello.
“E’ un onore aver ospitato nei nostri uffici di Patronato questi giovani che sono una speranza certa del futuro per la società, per la regione, per la nazione. Il nostro impegno è che queste risorse umane, questi veri e propri talenti non vadano persi. È significativo come questi giovani, che quotidianamente si interrogano se non è meglio emigrare per trovare un posto di lavoro, abbiano espresso un così alto valore di cittadinanza rivendicando per gli immigrati, possibili loro concorrenti, pienezza di diritti e di opportunità. È un messaggio contro l’egoismo di cui la Uil va fiera”.
“E’ importante tutto ciò che scrivono i giovani, questi giovani volontari. È importante quando dicono che la «legge deve seguire i cambiamenti». E dirlo per i diritti è veramente sorprendente e innovativo in una società che parla solo di cambiamenti economici e sociali”. Ha così commentato l’impegno dei giovani il Vice Presidente Ital, Alberto Sera, responsabile del progetto nazionale.
Enzo Domina, Responsabile Regionale Ital, ha messo in rilievo che “l’appello alla cittadinanza non è fatto a tavolino ma viene dopo un anno di esperienza al servizio degli immigrati”.
Roma 4 luglio 2013
UFFICIO STAMPA ITAL UIL