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Cassazione. No al licenziamento del lavoratore ammalato se esce di casa su consiglio del medico

04/04/2011


Il lavoratore in malattia che esce di casa su consiglio medico, non può essere licenziato.
Lo stabilisce la Corte di Cassazione con sent. n. 6375 del 21 marzo 2011, respingendo il ricorso dell’azienda contro la sentenza della Corte d'appello di Torino, che confermava peraltro la sentenza di primo grado, ritenendo il comportamento del lavoratore incompatibile con lo stato di malattia (distorsione della caviglia a seguito di infortunio) e contrastante con le esigenze terapeutiche per un rapido recupero.
Nella sentenza la Corte, nel dichiarare non legittimo il licenziamento, sottolinea che il lavoratore “si era adeguato alle prescrizioni del suo medico curante”, in particolare nell’ultimo periodo della sua astensione lavorativa, di compiere del movimento e di camminare.
Rileva la Corte che dalle indagini investigative richieste dal datore di lavoro non era emerso lo svolgimento di attività lavorative ma la ripresa di alcune attività della vita privata (spostamenti in città a piedi e in auto per acquisti e altro), attività la cui gravosità non è comparabile a quella di un’attività lavorativa a tempo pieno.
In particolare viene evidenziato come la malattia posta a giustificazione dell’assenza del lavoratore abbia trovato ampio riscontro non solo nelle certificazioni mediche relative, provenienti anche dall’Inail, ma anche in puntuali esami strumentali corredati da analitiche diagnosi, che dimostravano la volontà del lavoratore di favorire la guarigione.
Si ricorda che a fondamento del diritto alla conservazione del posto di lavoro vi è l’impossibilità della prestazione per motivi di salute (malattia, costituzionalmente garantita), e che questo diritto trova un limite nel comportamento “scorretto” del dipendente che non solo non si cura, ma aggrava lo stato di malattia. Indipendentemente da questo, poi, il lavoratore ha l'obbligo di consentire i controlli, ferme restando le impossibilità sopravvenute o addirittura le prescrizioni mediche (che cotituiscono una terapia) di fare movimento, come nel caso di specie.