Logo
1 agosto 2014 Numero 6 Anno I

 

Made in Italy diffuso

Manuela Mimosa Ravasio - Sette - 18 luglio 2014

Bisogna ripartire dal saper fare mescolato con la geografia sociale e territoriale dei nostri comuni e delle nostre province che sta alla base del Made in Italy migliore. In questi anni di economia della conoscenza abbiamo spesso escluso un patrimonio di gesti pratici e conoscenze materiali che sono uno dei fondamenti della cultura italiana nonché fonte di crescita economica. E non si tratta di una visione pauperistica del lavoro manuale.

«Negli ultimi anni la percezione del Made in Italy è cambiata. Non si tratta più solo di moda o arredamento. Di valore estetico. Il Made in Italy oggi è diventato meccanica, qualità funzionale e tecnologica, affidabilità nel servizio post vendita. Ed è diventato ricerca, se si pensa che negli ultimi cinque anni l’industria farmaceutica italiana è decollata, soprattutto nei distretti di Frosinone e Latina. Le multinazionali investono in Italia perché qui trovano manodopera qualificata e perché abbiamo dimostrato di saper fare bene non solo abiti e mobili, ma qualsiasi prodotto. Abbiamo perso sulla quantità, ma sulla qualità siamo ancora i primi della classe». Parole di Marco Fortis, docente di economia industriale all’Università Cattolica di Milano e Vicepresidente della Fondazione Edison: «il 70% del nostro surplus commerciale arriva dalla meccanica. Facciamo apparecchi, macchine, grandi navi e yacht di lusso, elicotteri e satelliti spaziali». Le aziende del distretto di “meccatronica” della zona di Vicenza, per esempio, producono tutti i macchinari in cui la parte meccanica si completa con l’elettronica. Leader mondiali nella produzione di giostre (Zamperla), motori (Marelli), valvole e regolatori per gas (Fiorentini), batterie (Fiamm), presse e sistemi di stampaggio (Muraro), riconoscono nella tradizione manifatturiera locale il plus per vincere sul mercato internazionale.