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16 luglio 2014 Numero 5 Anno I

 

Il giorno dopo la sconfitta

Il 25 giugno, il giorno dopo la sconfitta dell’Italia con l’Uruguay, che definisce l’uscita dell’Italia dai Mondiali, i commenti si sprecano.
Partiamo da Gianni Mura su La Repubblica che dà questa spiegazione: “Quando una squadra non sa creare un’occasione da rete in due partite, merita di uscire”.

E commenta a seguire “Qualcuno ha detto che ci sono i top player e i pop player. Questo qualcuno ha ragione. Ormai i calciatori possono esprimersi su molti campi, ma grandi (o top) sono quelli che la grandezza la mostrano sul campo di calcio”.
Proseguendo sul futuro, Beppe Severgnini sul Corriere della Sera dice che “Abbiamo perso: succede. Leggete Azzurro Tenebra di Giovanni Arpino. L’epigrafe è un riassunto «il ricordo comincia con la cicatrice»”.
Ancora sulla sconfitta si sofferma Emanuele Audisio su La Repubblica. “L’ex CT e campione brasiliano Dunga - Italia assurda, ai mondiali si gioca e si tira, non si cerca il controllo - Necrologio e requiem per il tiki – taka al sugo. Do you remember Italy?”.
Per poi passare al futuro con Mario Sconcerti sul Corriere della Sera “Servono nuovi slanci, nuovi uomini che li sappiano imporre. Il calcio italiano è un’azienda enorme e riguarda tutti. Non c’è una sola società un solo popolo tifoso, che possa permettersi una crisi di sistema di queste proporzioni”. Interessante è l’epitaffio di Massimo Gramellini su La Stampa “Certo, l’arbitro dal cognome recidivo (Moreno), l’espulsione esagerata di Marchisio e il comportamento da roditore di Suarez, che ha affondato i suoi incisivi nella pellaccia di Chiellini. Ma il lamento è un diritto che va meritato. E questa Italia depressa e deprimente, senza talento né carattere, merita soltanto di tornarsene a casa e ricominciare daccapo, con meno squadre e meno stranieri, come accadde dopo la Corea del 1966”.
Per concludere con Aldo Cazzullo che si butta sul poetico “Si spera nelle nuove generazioni che avanzano, si pensa ai giovani che tra quattro anni indosseranno la maglia azzurra. E si ricorda di Borges «Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada lì ricomincia la storia del calcio»”. (Silvia La Ragione)