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18 Gennaio 2016 Numero 45 Anno III

 

rivitalizzare

Paolo Rumiz - Opinioni & Idee a cura di Valentina Ravizza - Style Magazine

“Non sappiamo più accettare la nostra identità plurale. Ci aggrappiamo all’idea di purezza, di identità monolitica, senza renderci conto che siamo tutti ‘bastardi’. Negli ultimi 50 anni abbiamo visto la distruzione dei luoghi della pluralità: Sarajevo, Alessandria d’Egitto, Salonicco, la stessa Siria, dove hanno sempre convissuto cristiani e musulmani.

Non ci sono più territori franchi d’incontro, da quando ci hanno riempito la testa con la retorica del mondo senza frontiere si sono costruiti tanti muri come mai prima di allora e adesso stiamo assistendo all’incubo di una macchina di reticolati che comincia a dividere l’Europa esattamente come nel 1914 o nel ʻ39. Forse è arrivato il momento di ripensare alle frontiere, non chiuse ma ‘transitabili’, come un elemento di ordine, una garanzia che colui che sta dall’altra parte è positivamente diverso da me e che nella sua diversità mi arricchisce. Chi migra alla fine vince. Certo, tanti resteranno per strada, tanti affogheranno o saranno schiacciati dal fallimento del loro sogno, ma per i salti di qualità nella storia dobbiamo ringraziare ‘i piedi instancabili dell’homo sapiens’, di chi si è tagliato i ponti alle spalle e ha accettato l’incognita del mare buio, della strada. La xenofobia, la paura nei confronti dell’ondata dei forestieri è un riflesso naturale dell’uomo, che la politica dovrebbe ascoltare e affrontare. La cancellazione dell’identità è più visibile nell’apertura di un ipermercato che toglie l’anima alla piccola economia radicata nei paesi piuttosto che in un afghano o in un macedone che prende in gestione una malga dell’alto bellunese e rivitalizza la cultura tradizionale delle Dolomiti. Non si governa con i selfie e con i droni, ma stando sul territorio. Guai a rivendicare un luogo sulla base della genealogia, il suolo è di colui che lo abita.”


Di Paolo Rumiz – Opinioni & Idee a cura di Valentina Ravizza – Style Magazine – Numero 1 – 2 gennaio febbraio 2016