Logo
23 Dicembre 2015 Numero 43 Anno II

 

ARRIVANO... GLI INDIANI

Combattenti instancabili, gli indiani sono, nell'immaginario collettivo, uomini in grado di difendere il territorio d'appartenenza, la cultura e le loro tradizioni, a prezzo della vita. Questi di cui parliamo sono gli indiani d'America, mentre quelli del continente asiatico solo da pochi decenni si sono lasciati alle spalle il sottosviluppo per approdare, dalla porta principale, nell'economia di mercato globale.

Chissà se l'ingegnere Sergio Farina, al secolo Pininfarina, progettista delle più belle carrozzerie di automobili, prodotte nel secolo scorso, consulente della Ferrari e disegnatore di alcuni prototipi di formula uno, avrebbe immaginato di cedere la sua azienda agli indiani della Mahindra & Mahindra per risollevarla dalla situazione debitoria nella quale era stata cacciata, al punto tale da essere, ormai, in totale controllo delle banche creditrici. 110 milioni di debiti, un portafoglio ordini di alcune decine di milioni, soprattutto una crisi identitaria, probabilmente imputabile, all'assenza dell'ingegnere, Sergio, il quale alla stregua del mitico Enzo Ferrari, sul talento e sulla tenacia, aveva costruito la fortuna del design Made in Italy e quello della sua azienda.
Il figlio Paolo, protagonista dell'accordo con gli indiani, assieme con l'amministratore delegato, Silvio Pietro Angori, prima di assistere basito al calo in borsa, pari al 68% del valore del titolo, ha dichiarato il suo entusiasmo per l'accordo con Mahindra & Mahindra, definito socio "solido e globale". Naturalmente, per solido deve intendersi, d'illimitata liquidità, il primo passo sarà di versare 50 milioni di dollari nelle casse dell'esausta azienda,mentre globale definisce la notevole ampiezza del portafoglio clienti. Il presidente della Pininfarina s.p.a. ha, infine, aggiunto, essere stata rafforzata "... l'identità della società, che è e rimarrà italiana." La perla finale, "... i soldi non hanno passaporto."
Forse, i collaboratori di Paolo Pininfarina, verosimilmente, qualcuno dell'ufficio stampa, avrà spiegato che pecunia non olet, era una frase attribuita, dagli storici latini Sallustio e Dione Cassio, a Vespasiano, rivolta al figlio Tito, in occasione dell'istituzione di una nuova tassa sull'urina, dalla quale si ricavava l'ammoniaca, speriamo Renzi non stia ad ascoltare! Lo stesso presidente, qualche ora dopo, telefonando allarmato ai partner di Mahindra & Mahindra diceva di non riuscirsi a spiegare il crollo in borsa del titolo Pininfarina. Semplice, elementare, nella versione di Nero Wolfe, gli investitori non hanno creduto nel progetto, ritenendo la società fuori dall'attuale mercato automobilistico, questa volta sì, globale! (Angelo Mattone)