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15 Dicembre 2015 Numero 42 Anno II

 

il buono degli immigrati

La struttura sociale del nostro Paese si sta modificando. L’Italia è un Paese sempre più vecchio (età media 44,4 anni), capace di mantenere la sua capacità demografica solo grazie agli immigrati. Preoccupante è anche il dato relativo all'emigrazione: coloro che nel 2014 hanno lasciato il nostro Paese sono stati circa 136 mila, di cui 90 mila italiani. Rispetto agli anni precedenti sono diminuiti gli immigrati e aumentati gli emigrati. Amara conclusione è che l’Italia non è un Paese attraente.

Questo è un problema reale, non la presenza degli stranieri nel nostro paese. Anzi. L’immigrazione offre vantaggi alla società ospitante. Prendiamo ad esempio il settore agroalimentare. In Italia una parte consistente della forza lavoro immigrata è occupata in agricoltura. Le eccellenze nostrane del comparto agroalimentare, presentate con orgoglio in occasione di Expo 2015 sono in buona parte realizzate grazie al lavoro degli immigrati. In molte produzioni di qualità è rilevante il peso dell’occupazione e dell’imprenditoria straniera. In Abruzzo il 90 per cento dei pastori è macedone. Senza di loro, addio al filetto sulle nostre tavole. In Emilia Romagna, tra gli addetti al Parmigiano Reggiano uno su tre è indiano. In Valle D’Aosta, per la produzione della Fontina, sono meno del 10 per cento gli italiani rimasti a portare il bestiame in quota, nei 300 alpeggi della regione. In Sardegna, secondo una ricerca della Fondazione Moressa, gli imprenditori stranieri nelle zone del pecorino sono cresciuti di oltre il 23 per cento. Decisiva la presenza degli immigrati anche nella produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di bufala a Caserta e del Brunello di Montalcino. Per non parlare della pesca. A Mazara del Vallo se incrociano le braccia i tunisini addio alla frittura di paranza. Nonostante sia merito degli stranieri, se in molti campi si è riusciti, con la crisi, a conservare il tessuto produttivo, nonostante sia grazie a lavoro degli immigrati, se oggi, è possibile produrre eccellenze agroalimentari, orgoglio del nostro “Made in Italy”, esistono problemi drammatici che vivono in Italia i cittadini stranieri occupati nel comparto agricolo: lavoro irregolare, sfruttamento, caporalato, tratta, schiavitù. Non può esserci qualità in un prodotto se non c’è rispetto dei diritti dei lavoratori e rispetto della dignità di una persona. Dignità che si ottiene attraverso un lavoro regolare, il riconoscimento dei propri diritti e con l’affermazione del proprio status sociale. Da qui dobbiamo partire se vogliamo ritornare ad essere un paese attraente. (Gabriele Di Mascio)