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15 Dicembre 2015 Numero 42 Anno II

 

il parlamentarese

Quante volte abbiamo dovuto sopportare l'accusa di parlare in sindacalese.
Che sarà pure un linguaggio particolare ma, tutto sommato, in coppia con il politichese tra i linguaggi "professionali" i più comprensibili.
Provate invece, come è capitato a noi, di cercare di seguire l'iter dell'approvazione della Legge di stabilità sui siti internet di Senato e Camera dei Deputati e in particolar modo gli emendamenti riguardanti i tagli ai patronati e i relativi esiti del voto.

Non si tratta di comprendere il linguaggio giuridico già di per se complesso. Strano che per questo linguaggio non si usi l' -ese (giuridichese?) forse per rispetto della legge.
Ma indipendentemente dal linguaggio giuridico non siamo riusciti quasi mai a trovare neppure citata la parola "patronato".
Ne siamo invece usciti frastornati da una serie di numeri che cambiano nel passaggio dal Governo al Senato e alla Camera. Da una sfilza di numeri di emendamenti che fanno impallidire le pagine dei quotidiani che riportano le quotazioni in borsa.
Insomma la tanto sbandierata trasparenza nell'azione delle istituzioni fatta anche di nuovi strumenti come slide e cronoprogrammi anch'essi difficilmente comprensibili non ha toccato per niente l'informazione sull'attività legislativa del Parlamento.
A meno che non sia per noi un invito ad assumere un esperto-tecnico in iter parlamentari. Da pagare ovviamente con stipendi "camerali". In modo che le informazioni rimangano in "camera caritatis". (Ignazio Madeira)