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1 Novembre 2015 Numero 39 Anno II

 

commissione di garanzia per chi?

Da qualche tempo ricorrono frequenti dichiarazioni sulla stampa da parte del Professor Roberto Alesse, Presidente della Commissione di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici, improntate a reclamare un potenziamento del ruolo della stessa Commissione ed una maggiore severità nel punire i lavoratori che non ottemperano agli obblighi previsti dalla legge per la regolamentazione del diritto di sciopero nei servizi essenziali.

Ora, premesso che il Professor Alesse non deve certo convincerci, perché lo siamo ben più di lui, sulla necessità di una profonda rivisitazione della normativa vigente in materia dal momento che la legge 146/90 ha clamorosamente fallito i propri obiettivi visto che doveva: far calare la conflittualità e questa è aumentata; ridurre la frammentazione sindacale ed abbiamo assistito ad una proliferazione di sigle; avvicinare i lavoratori all’utenza e non sono mai stati così lontani, due considerazioni.
Innanzitutto, per un corretto approccio al problema, non sarebbe male che il Presidente Alesse superasse quello che appare come un suo evidente pregiudizio (rispetto al quale tra politici, media ed esperti vari appare però in buona compagnia) e cioè considerare sempre e solo i lavoratori come responsabili del conflitto.
Sappiamo bene, al contrario, quanto molto spesso questo derivi dai comportamenti prevaricatori delle parti datoriali oppure dalle iniziative di soggetti parasindacali che dichiarano lo sciopero ai soli fini di ottenere un accreditamento presso le controparti.
In secondo luogo, rispetto ad un possibile rafforzamento del ruolo della Commissione, sarebbe auspicabile che questa assumesse una funzione di “giudice terzo” rispetto alle parti in causa perché ne guadagnerebbe quanto meno in autorevolezza rispetto ad oggi in cui appare più strumento teso a devitalizzare il diritto di sciopero che mezzo di conciliazione dei conflitti, con l’aggravante che le sue decisioni non agevolano l’evoluzione in senso riformista e partecipativo di tutto il movimento sindacale. (Antonio Ascenzi)