Logo
1° ottobre 2015 Numero 36 Anno II

 

il nuovo pane dei migranti

“I nostri telefoni e i caricatori sono più importanti per il viaggio di qualsiasi altra cosa, anche più del cibo”. Così parla un giovane siriano all’agenzia di notizie France Presse, subito dopo lo sbarco a Kos dei giorni scorsi.

Dinanzi a questa affermazione siamo portati a scandalizzarci ma, in verità, dietro la frase di questo ragazzo si nasconde una realtà invisibile ai nostri occhi. Invisibile perché spesso siamo abituati a cogliere il lato banale del digitale: basti pensare all’utilizzo di WhatsApp per scherzare con gli amici scambiando faccine divertenti o, all’uso di Facebook per postare una foto e per sponsorizzare uno stato d’animo.
Per i migranti, invece, che fuggono con disperazione dalla guerra, uno smartphone può significare molto di più. Al riguardo, non dobbiamo dimenticare che da un cellulare possono partire i primi Sos per consentire la salvezza di migliaia di vite umane (come è avvenuto per il naufragio dello scorso 31 dicembre) e che la tecnologia digitale può agevolare i contatti, consentendo di rassicurare i propri cari subito dopo lo sbarco.
Ma non è tutto! Per loro l’uso di uno smartphone diventa fondamentale per proseguire il viaggio: a tal proposito, occorre menzionare l’importanza di Google Maps per individuare percorsi e la creazione di appositi gruppi WhatsApp e Facebook volti ad agevolare il cammino in terra straniera.
Tuttavia, è bene evidenziare anche l’impatto negativo che il digitale ha avuto sul fenomeno migratorio: com’è noto, da qualche mese, si assiste al rapido moltiplicarsi di pagine Facebook, mascherate da Ong ma gestite da scafisti, che simulano caritatevoli traversate. Oltretutto, come se non bastasse, sono numerosi coloro che speculano sul “bisogno digitale” dei migranti: ad esempio, al confine greco-macedone si offre la ricarica della batteria del cellulare per 5 euro all’ora! Così, ancora una volta, purtroppo, è l’egoismo umano ad avere la meglio, riuscendo a trasformare il digitale da opportunità a strumento di arricchimento. (Roberta Patti)