Quasi un occhio superiore avesse visto che eravamo stanchi di un dibattito sull'immigrazione, privo di novità, quasi avesse capito che anche i salvataggi e le ecatombe nel Mediterraneo fossero diventate una routine interrotta sempre più spesso solo dal raggiungimento di un nuovo primato, ahimè di morti, indignazioni, riflessioni, proposte diventate ormai aride e sterili.
Occorrevano immagini che ci sbalzassero fuori dalle nostre sicurezze. Ed ecco il corpo del bambino siriano morto sulla spiaggia turca di Bodrum. Deflagrante. E da lì un susseguirsi di immagini. I cittadini tedeschi che applaudono alla stazione ferroviaria di Monaco che applaudono alla stazione ferroviaria i profughi siriani in arrivo.
Una marea di profughi che cammina sulle autostrade o superstrade europee. Una colonna di centinaia di automobili che fanno la spola dall'Austria alla Ungheria per andare a prendere i profughi e portarli entro il confine austriaco. Poi sì anche l'immagine incredibile della reporter ungherese che sgambetta i profughi. E altro ancora che ci aspetta. Sì tra un pò avremo i muri in Macedonia e in Ungheria rispetto ai confini con la Serbia. Ma ormai le immagini rendono un gracchiare in sottofondo i commenti di tante parole inutili pro e contro,
Le immagini sono un atto di accusa senza se e senza ma. A cui si risponde solo con fatti concreti e costruttivi.