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1° settembre 2015 Numero 34 Anno II

 

nuove forme del divario digitale/4

La società contemporanea guarda alle competenze sviluppate nell’utilizzo di Internet come a vere e proprie risorse. In passato alcuni approcci al concetto di digital divide si limitavano a darne conto attraverso una classificazione binaria, che distingueva gli utilizzatori di Internet dai non utilizzatori, riducendo così le capacità di comprensione del fenomeno. Difatti, tale prospettiva non permetteva di coglierne la complessità, ignorando le numerose variabili in gioco, generatrici di divari multipli. Si pensava infatti che la riduzione del divario digitale fosse vincolata alle opportunità di accesso, vale a dire che a un aumento significativo degli accessi sarebbe corrisposto un ridimensionamento del divario.

Tale ipotesi guardava al digital divide come a un fenomeno destinato a esaurirsi, trascurando alcuni aspetti importanti, come ad esempio le pratiche di uso di Internet e le variabili che influiscono sullo sviluppo delle competenze di utilizzo. Al tempo stesso, si faceva strada l’ipotesi di un divario digitale multidimensionale e in costante trasformazione, latore di un processo di rafforzamento delle disuguaglianze già esistenti e creatore di nuove disparità. I due modelli, definiti rispettivamente della “normalizzazione” e della “stratificazione”, sono stati messi alla prova dalla ricerca empirica, che ha dato ragione a entrambe le ipotesi, in quanto tutto si gioca intorno alla definizione di divario adottata: quella che sostiene che con il passare del tempo i costi della tecnologia saranno meno cari, garantendo a tutti il possesso, o quella che considera più dimensioni del fenomeno. Tuttavia la seconda ipotesi risulta avvalorata da maggiori riscontri empirici. Pensiamo al genere, agli anziani, agli immigrati, alle fasce più deboli della popolazione, che faticano ad accedere a Internet, anche laddove l’accesso è facilitato e la distanza tra le diverse categorie sociali è stata in parte ridimensionata. Inoltre, se la prima tesi fosse la più realistica, non ci troveremmo in una situazione globale di eterogeneità del divario digitale. (Cristina Greco)