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15 Agosto 2015 Numero 33 Anno II

 

Massimo di Menna

Intervista a cura di Viviana Toia

Qual è l’uomo politico che hai più apprezzato?
Mi limito alle mie esperienze di interlocuzione con Ministri e Premier. Tra questi, indico Luigi Berlinguer, anche se la sua stessa tradizione politica ne ha fortemente limitato l'impostazione innovativa. Con Berlinguer il sistema scuola è stato centrale per l’intero Governo, ed io sono testimone di battaglie forti all’interno del suo stesso partito per salvaguardare il carattere nazionale del sistema di istruzione rispetto alla deriva regionalista e per un investimento finanziario aggiuntivo di 2700 miliardi di lire.

Nel corso della tua carriera sindacale hai tenuto diversi comizi, in quale piazza quello più bello?
Quello che mi capita spesso di descrivere e quindi di ricordare, è un comizio confederale a conclusione di una manifestazione di protesta per la riforma pensionistica Maroni. Il comizio tenuto ad Ancona fu particolare. In prima fila i portuali con trombe e particolarmente rumorosi. Dal palco iniziai a spiegare con esempi concreti cosa sarebbe accaduto alle diverse categorie di persone, per anzianità di età o contributiva. Niente roboanti slogans, ma concreta rappresentazione di cosa poteva riguardare ciascuno dei presenti. Il risultato fu totale silenzio, bandiere abbassate e totale attenzione a non perdere nessun passaggio della spiegazione. Anche per questa esperienza mi convinsi ad una forte iniziativa nella Uil Scuola e nella Uil per modernizzare il sindacato, imperniata sulla centralità delle persone: tanto ascolto, meno slogan massima concretezza. In fondo la ricerca del nuovo è meno complicata di quel che sembra. Le persone non sono più massa, ma ciascuna persona è un patrimonio fatto di tante esperienze.

La citazione a cui sei più affezionato?
“La poesia va scritta per chi la deve leggere, non per chi la scrive”. (Troisi) 

Un tuo libro si intitola “Tifo Barcellona”, oltre al Barcellona a quale squadra tieni?
Per la “magica Roma”. Il trait d’union è l’attuale allenatore del Barcellona, che è stato allenatore a Roma. 

Da professore immaginiamo che tu sia anche un grande lettore, qual è il tuo romanzo preferito?
L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera.

Quale invece la musica che preferisci?
Mi incuriosisce molto la musica di Zucchero. 

Il tuo film preferito?
Il sole ingannatore di Mikhalkov.

La qualità che ritieni essere più importante per un buon sindacalista?
Difficile indicarne una. La esperienza mi suggerirebbe un mix. Comunque dovendone indicare una, la disponibilità verso gli altri; da questa qualità derivano le altre, competenza, ascolto, concretezza, vision del futuro, verifica dei risultati, velocità di decisione, avere e inculcare dubbi, quindi capacità di dialogo. Potremmo ovviamente continuare.

Qual è il tratto principale del tuo carattere?
Difficile autodefinirsi. Comunque non mi sottraggo, con tutti i limiti del differenziale determinato da come si è percepiti, che poi è la cosa che conta di più. Una caratteristica che mi sento di esprimere è la disponibilità ai cambiamenti, quindi la curiosità.

Qual è il tuo peggior difetto?
A quel che mi sento dire, l’essere permaloso, non ne sono certo, ma probabilmente è così.

Se non avessi fatto il sindacalista e il professore, cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Il sindacalista ed il professore. Mi ritengo davvero fortunato; già da studente del liceo ero attratto da tali professioni, da tali attività, che hanno tantissime diversità, ma in comune la relazione continua con le persone.

Qual è stato il complimento più bello che hai ricevuto?
Non oso dire non ricordo, ma purtroppo è così. Fate voi, se perché ne ho ricevuti pochissimi, o davvero tanti da perdersi.

Sei stato Segretario Generale della Uil Scuola per 17 anni, cosa farai ora?
Ho iniziato un lavoro a cui tengo moltissimo. Abbiamo istituito nella Uil Scuola una vera e propria scuola sindacale, in collaborazione con la cattedra di Filosofia della politica e del diritto della Seconda Università Di Napoli. Si chiama Pietro Martinetti, unico docente di filosofia che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo, tra i vari professori universitari. Mi ha incuriosito perché tale figura non sia affatto conosciuta nonostante la diffusa pubblicistica antifascista. Stiamo approfondendolo e favorire una solida formazione per i nostri dirigenti sindacali ai vari livelli. È la prima esperienza tra i sindacati. Si tratta di approfondire il senso ed il valore della crescita culturale, per svolgere al meglio la funzione sindacale negli anni che iniziano nel 2015, un altro mondo rispetto al secolo scorso. Va evitato il rischio della pigrizia intellettuale. Le tematiche già affrontate nel primo corso sono state quelle della comunicazione, del rapporto democrazia, partecipazione, decisione, del significato delle parole, della persona nella società della conoscenza, del ruolo sindacale nella società cosiddetta liquida. Come si vede un impegno di studio, di relazione, di innovazione, sempre nel sindacato scuola. Sto poi iniziando una nuova esperienza in un campo, apparentemente distante, nel consiglio di amministrazione della società Unipol. Dai primi riscontri, sto verificando un grande interesse verso questo nuovo campo. Anche qui la sfida è tutta sulla innovazione, e sulla centralità della persona. Come si svilupperà questo mio nuovo impegno è presto per dirlo, ma ciò che è certo è che rimane anche in questa sede il mio riferimento al mondo del lavoro e al modello partecipativo del nostro sindacato Uil, che rappresenta il riferimento per le nuove sfide sociali.