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15 Agosto 2015 Numero 33 Anno II

 

parole significative

Giuseppe Antonelli - Il Club della Lettura - Corriere della Sera

“Anche oggi, se additando un pesce o una verdura o un frutto, chiedessimo «come si dice da voi?», potremmo sentirci rispondere in tanti modi diversi a seconda della città di provenienza. Spigola o branzino? Fagiolini o cornetti? Anguria o cocomero? Melone o popone? Sempre in tema di gusto e sapori (scarsi, in questo caso), quello che a Milano è insipido, a Roma è sciapo, a Napoli sciapito e a Firenze sciocco. Il titolo dell’ultimo romanzo di Domenico Starnone è Lacci, in copertina due scarpe legate tra loro.

Ma in molte zone dell’Italia settentrionale e della Toscana quelli si chiamano stringhe, tra Venezia e Trieste c’è chi usa aghetti, tra Verona e Modena cordoni, a Firenze qualcuno li chiama spighette.
Non sono propriamente parole dialettali: sono parole o espressioni italiane, ma di uso locale. Retaggio di una secolare tradizione di divisioni e municipalismi, queste espressioni sono ben vive in vari ambiti della vita quotidiana. […]
Ma, come nota Pietro Trifone, i municipalismi più citati nei giornali sono quelli considerati tipici della capitale. Negli ultimi dieci anni, la frase «come si dice a Roma» risulta tre volte più frequente di «come si dice a Milano» o «come si dice a Napoli». Accompagna parole del tipo di fregnaccia (stupidaggine), caciara (chiasso), sòla (imbroglio, raggiro), rosicone (invidioso). Voci che rimandano non tanto a un luogo geografico, quanto «a un luogo simbolico dell’immaginario nazionale». Tanto nazionale che molte di queste voci sono state accolte nel frattempo dai dizionari italiani. Tanto simbolico che un sindaco di Firenze sceso a Roma come presidente del Consiglio ha pensato di sceglierne una come parola bandiera. «C’è un esercito di gufi e rosiconi che spera che l’Italia vada male». E il risiko della politica italiana rischia di ridursi a un rosico”.