Logo
1° Agosto 2015 Numero 32 Anno II

 

l'incognita dei servizi per l'impiego

Roberto Cicciomessere - Magazine Strade

“La stretta relazione tra l'efficacia dei centri per l'impiego nell'aiutare i disoccupati a trovare in tempi accettabili un'occupazione e il contenimento della spesa per ammortizzatori sociali emerge anche analizzando l'indicatore con il quale, in gran parte dei paesi dell'Unione, si valutano le performance dei Public Employment Services (PES): l'off-flow rate from benefit into employment, che misura la percentuale di utenti dei PES che cessa di percepire il sussidio di disoccupazione dopo un certo numero di mesi.

Nel Regno Unito mediamente il 55% dei beneficiari trova un lavoro dopo tre mesi, il 75% dopo sei mesi e il 90% dopo 12 mesi, mentre in Italia solo il 47,5% dei beneficiari di ammortizzatori sociali trova un lavoro entro sei mesi e dopo 12 mesi questa percentuale non raggiunge il 60% (59,2%).
L'inefficienza e l'inefficacia dei centri pubblici per l'impiego sono causate innanzitutto dal sottodimensionamento del personale. Infatti, gli operatori dei servizi pubblici per l'impiego in Italia sono, in rapporto con gli utenti, in numero inferiore alla soglia minima necessaria per offrire un servizio veramente utile alle persone in cerca di lavoro e alle imprese, e per poter così contenere la spesa per gli ammortizzatori sociali. Gli addetti ai CPI in Italia sono poco meno di 9 mila (6 mila a contatto con gli utenti) e ognuno dovrebbe assistere 254 disoccupati registrati. In Germania questo rapporto è di 26:1, grazie ai 110 mila addetti al bundesagentur für arbeit, nel Regno Unito ognuno dei 78 mila operatori dei job centre plus ha in carico solo 20 jobseekers, in Francia, con quasi 50 mila addetti dei pôle emploi, il rapporto è di 65:1, mentre in Svezia e in Danimarca tale rapporto scende rispettivamente a 17:1 e a 15:1.
La modesta capacità dei centri pubblici d'intermediare la domanda e l'offerta di lavoro deriva anche dall'assenza, tra i loro clienti, delle aziende del territorio in cui operano: la maggioranza dei centri per l'impiego italiani non offre alle imprese un servizio per la copertura dei posti vacanti e quindi non è in grado di proporre ai disoccupati registrati offerte di lavoro, limitandosi a erogare misure di orientamento e di formazione. In Francia la quota di operatori dei PES addetti a coprire i posti vacanti delle imprese è pari al 33,2% e nel Regno Unito al 51,1%. Non sorprende, sulla base di queste criticità, che nel 2013, in Italia, solo poco più di 33 mila dipendenti (2% del totale) abbiano trovato lavoro attraverso i CPI, mentre in Germania sono stati 417 mila (8%), 268 mila nel Regno Unito (7%), 243 mila in Francia (8%).
Anche la capacità d'intermediazione dei servizi privati italiani è relativamente modesta (le agenzie per il lavoro e gli altri operatori intermediano circa il 5% degli occupati) e, inoltre, il modello cooperativo tra i servizi pubblici e le APL non ha funzionato, perché le agenzie preferiscono dedicarsi alle attività più remunerative di somministrazione del lavoro interinale piuttosto che a quelle d'intermediazione (le agenzie autorizzate solo per l'intermediazione sono circa 100 su un totale di 2.400).”