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1° Agosto 2015 Numero 32 Anno II

 

la "smart city" per gli anziani

“Smart” cioè “intelligente”: è così che desidera essere ogni città nel futuro.
Città che, attraverso investimenti in infrastrutture, rese avanzate dall’impiego della tecnologia, si trasformano per promuovere una migliore qualità della vita.
Spesso, però, smart city è sinonimo di esclusione sociale perché, generalmente, gli interventi innovativi riguardano solo le nuove generazioni. Per questo motivo, recentemente, alcune città europee si sono mosse a sostegno degli anziani.

Al riguardo, da Barcellona giunge Vincles BCN: un’applicazione che, installata su tablet o smartphone, combina più tecnologie (video chat e social network), consentendo ai nonni di mettersi in contatto con i propri nipoti senza dover imparare ad utilizzare vari dispositivi.
Peculiare è anche il progetto sviluppato a Varsavia dove, nell’ambito del Virtual Warsaw, si installeranno sui semafori dei sensori capaci di inviare, direttamente al cellulare degli ipovedenti, informazioni per spostarsi in sicurezza.
Innovativo è poi l’Elsi Smart Floor: il pavimento urbano, sperimentato ad Helsinki, in grado di registrare la posizione del corpo e di segnalare movenze anomale.
Per non parlare della Germania dove alcuni supermercati sono stati riprogettati con larghi corridoi antisdrucciolo, etichette dei prezzi più grandi e bassi scaffali.
Per l’Italia, invece, non si può non segnalare che Torino è coinvolta in SIforage: un programma che persegue l’obiettivo di migliorare la competitività dell’Unione europea nella ricerca di prodotti idonei a garantire una vita sana e longeva. Mentre Udine ha aderito a WHO Age-Friendly Cities Project: iniziativa che mira a rendere la città adatta ai bisogni dei cittadini più vulnerabili.
Una città, dunque, per essere “smart” non può fermarsi ai giovani, ma deve essere in grado di offrire a tutti l’opportunità di muoversi in libertà e sicurezza, specialmente agli anziani, altrimenti rischia di essere smart solo a metà. (Roberta Patti)