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1° Agosto 2015 Numero 32 Anno II

 

umiliazione senza fine nelle migrazioni

Teresio Asola - Tratto da Lettere e Commenti, La Stampa - 16 luglio 2015

“Fa caldo sulle strade della Riviera. Io e mia moglie ci lamentiamo perché la nuova cucina potrebbe tardare. Dietro siede la figlia maggiore, 24 anni, appena tornata dalla Germania dove lavora da tesista in una clinica universitaria, stanca per il viaggio del giorno prima. Mia moglie mi legge sul giornale l’articolo di un papà nigeriano che ha salvato la bimba di tre anni reggendola sulla testa mentre la moglie e la cognata morivano in mare. Poche pagine dopo, l’intervista a Goran Bregovic su Srebrenica.

Siamo alla frontiera di Menton. Pochi metri e si entra nella cittadina dei limoni. Pensiamo alla fortuna nostra, sotto questo sole che brucia i migranti dimenticati pochi metri dietro. E a quella degli altri nostri due figli, all’estero per studio. Nessuno dei tre ha mai sperimentato l’umiliazione di un viaggio avvinghiato al telaio di un camion o su un gommone come tanti loro coetanei provenienti da altri angoli del mondo. Né mio padre, combattente, prigioniero e migrante, ha sperimentato brutture come quelle di certi suoi coetanei, allora. Lui ha insegnato a noi e noi ai nostri figli di ricordarsi di tutto ciò”.