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1° Agosto 2015 Numero 32 Anno II

 

nuove forme del divario digitale/3

«L’età dell’informazione non deve essere l’età di una disuguaglianza più forte e incalzante, della polarizzazione e dell’esclusione sociale. Ma per il momento è così». Con questa affermazione, Manuel Castells, uno dei maggiori studiosi del divario digitale, descriveva la peculiare rilevanza del fenomeno a livello sociale e il suo impatto in termini di disparità (1999, p. 403). Oggi, quando parliamo di divario digitale, ci riferiamo alla distanza esistente tra coloro che hanno la possibilità di cogliere i vantaggi provenienti dall’uso delle tecnologie che impiegano il digitale e coloro che rimangono al di là dei confini della società della conoscenza.

Si tratta infatti di una sfida tutta da affrontare, che riguarda non solo i Paesi svantaggiati – in cui l’accesso ai mezzi di informazione e comunicazione si traduce in un ridimensionamento di altri disagi – ma anche quelli più sviluppati, per i quali è possibile parlare di un aumento delle disuguaglianze sociali: un assetto infrastrutturale più esteso e maggiori condizioni di accesso a Internet facilitano sia la produttività del lavoro – incrementando le opportunità di crescita economica – sia lo sviluppo professionale, sociale e culturale del soggetto. Nello specifico del caso italiano, i dati Istat sul 2014 registrano un ritardo del Mezzogiorno sul piano tecnologico e una differenze nell’uso del PC e nell’accesso a Internet, che varia a seconda delle regioni di appartenenza; stessa cosa dicasi per i contesti urbani ed extraurbani. Tra i fattori maggiormente discriminanti, oltre alle risorse fisiche, vale a dire la possibilità di usufruire di una buona dotazione tecnologia, vi sono il titolo di studio, le risorse culturali, il genere, l’età, la struttura familiare, lo status occupazionale, la regione e il luogo di residenza, la provenienza geografica e l’appartenenza ai diversi gruppi etnici. L’eterogeneità dei fattori implicati evidenzia la complessità del fenomeno e la necessità di parlare di divari multipli e non più di un solo divario digitale. (Cristina Greco)