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2 Luglio 2015 Numero 30 Anno II

 

il cantiere garanzia giovani

Spiegare Garanzia Giovani nell’ambito di un corso di formazione della UIL sulle politiche attive del lavoro rivolto a delegati sindacali non è stato affatto semplice.
E la difficoltà non è stata tanto quella di illustrare gli elementi strutturali e di progettazione che contraddistinguono il Programma ad una platea che di sicuro, se non negli aspetti più tecnici, non era di certo impreparata sull’argomento; è stato arduo soprattutto spiegare la stessa ragion d’essere dell’inserimento di un nucleo tematico all’interno del corso riguardante una misura che, allo stato attuale, viene considerata a tutti gli effetti fallimentare dall’opinione pubblica e soprattutto dai destinatari del Programma.

Non è dunque da biasimare chi considera un flop una misura che negli intenti inziali aveva l’obiettivo di offrire una possibilità concreta ai tanti giovani italiani Neet tra i 15 e i 29 anni “entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione, attraverso un’offerta qualitativamente valida di lavoro o di formazione”. Fatto sta che la garanzia per i nostri giovani non c’è stata, e i ragazzi che non studiano e non lavorano in Italia invece di diminuire sono anzi aumentati. Facile intuire, lo stato d’animo degli “studenti” del corso sul tema.
Ma per acquisire uno spirito critico costruttivo, è necessario comprendere innanzi tutto le ragioni di questo flop. Ed è questo lo stato d’animo che ha accompagnato i moduli delle lezioni.
Questa volta per permettere l’implementazione del Programma di certo non mancavano le risorse (più di un miliardo e mezzo di euro di cui la maggior parte provenienti dall’Europa). A mancare è stata piuttosto un’infrastruttura solida che permettesse il reale avvio del Programma, una disciplina omogenea che permettesse il reale coinvolgimento degli attori privati nell’implementazione del piano, lo scarso coinvolgimento del terzo settore e un’adeguata campagna di comunicazione.
Questi elementi necessitavano un serio approfondimento proprio perché ciascuno di noi è motore di cambiamento e la rassegnazione non ci deve appartenere. (Viviana Toia)