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16 giugno 2014 Numero 3 Anno I

 

Ricerca ospitata

I fondi europei per la ricerca? Meglio spenderli all’estero. La considerazione è di Sette del 13 giugno 2014 che individua tra le “Occasioni mancate” per l’Italia l’utilizzo di gran parte dei budget comunitari nel campo della ricerca. Sembrerebbe infatti che dall’inizio dell’anno l’Unione Europea abbia finanziato 46 progetti italiani, premiando però 26 scienziati che lavorano altrove.

“Non un danno da poco”. Per Giampaolo Cerri infatti “facendo due conti alla buona, e moltiplicando i 2,75 milioni, il finanziamento medio, per 26 scienziati partiti, ci perdiamo 71,5 milioni, poco meno del doppio dei 38 milioni che il Ministero dell’Università ha stanziato, nel 2012”.
Il marchigiano Roberto Coppari ha portato i suoi soldi europei in Svizzera dove lavora come professore associato al dipartimento di fisiologia, la filosofa bolognese Lisa Bortolotti  ha ricevuto il finanziamento quando era già in Inghilterra e a breve sarà professore ordinario e, sempre in Gran Bretagna, si trova la trevigiana Mariacristina De Nardi che ha deciso di spendere il suo finanziamento europeo a Londra. Tra i tanti c’è anche chi sceglie di restare. È il barese Liberato Manna che dopo un periodo negli Stati Uniti, ha deciso di rientrare al Cnr di Lecce, per poi dirigere, oggi, il Dipartimento di Nanotecnologie a Genova.
Ma la possibilità di trasferire i fondi, altrove, è accordata dallo stesso European Research Council (Erc) “per favorire la competizione scientifica tra i Paesi: per cui lo studioso premiato si mette sul mercato, valuta le proposte delle singole università e centri di ricerca, analizza le strutture che gli vengono messe a disposizione e sceglie”. Prima meta ambita è il Regno Unito (62 progetti), a seguire la Germania. L’Italia e la vicina Spagna hanno all’attivo solo 20 progetti ospitati, un numero esiguo rispetto all’Olanda (29) e alla Svizzera (22), non paragonabili come popolazione e Pil. (Silvia La Ragione)