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15 Giugno 2015 Numero 29 Anno II

 

la qualità nei patronati

Matteo Prioschi - Il Sole 24 Ore - 10 giugno 2015

“Rapporto tra numero di interventi totali e quelli con esito positivo; tempestività nel pagamento degli stipendi e dei contributi; tenuta degli archivi e stabilità del numero di sedi sul territorio. Sono alcuni dei parametri che verranno utilizzati per misurare gli standard qualitativi dei patronati, contenuti nel decreto direttoriale 4 giugno 2015 pubblicato ieri dal ministero del Lavoro.

I parametri. Dodici indicatori che fanno riferimento a tre aree di valutazione: attività svolta; personale impiegato; organizzazione. Il decreto completa un percorso avviato con la legge di stabilità 2013 che, modificando la legge 152/2001, ha legato in modo più esplicito la ripartizione del finanziamento dei patronati alla qualità dei servizi prestati dagli stessi. Tuttavia, per il 2015, i dodici parametri di misurazione individuati dal decreto saranno utilizzati in via sperimentale. Ciò significa che le rilevazioni serviranno solo per valutare la congruità dei parametri individuati e i risultati non verranno utilizzati per l'attribuzione dei finanziamenti. I dati saranno comunicati dall'Inps e dall'Inail al ministero del Lavoro o direttamente a quest'ultimo dai patronati, che sono stati coinvolti nella messa a punto del decreto. «Sul decreto abbiamo lavorato molto - conferma Gilberto De Santis, presidente del patronato Ital e del Centro patronati, che raggruppa Acli, Inas, Inca oltre all'Ital - è frutto di discussioni di mesi svolte al ministero e viene valutato in modo favorevole dalla maggioranza dei patronati. È importante che venga spostata l'attenzione su come viene svolta l'azione dei patronati, sulla qualità delle prestazioni, sulla formazione del personale, sulle strutture. Tutta l'azione deve avere come obiettivo finale persone, affinché possano far valere i loro diritti e possano accedere ai servizi».
L'altro fronte. Il dialogo tra istituti e ministero non sembra però essere replicato per un'altra importante partita aperta dalla legge di stabilità 2015. Con la legge 190/2014, infatti, da una parte si sono ridotti i finanziamenti ai patronati (in prima battuta il taglio era di circa 150 milioni all'anno - oltre il 30% - quello definitivo è di 35 milioni), dall'altra si è prevista la possibilità di ampliare il campo d'azione. Oltre all'assistenza ai cittadini potranno essere svolte attività di consulenza e supporto in materia di diritto del lavoro, diritto civile, risparmio, legislazione fiscale anche a favore di pubbliche amministrazioni. Le modalità operative, però, devono essere individuate con decreti del ministero del Lavoro da emanarsi entro il 30 giugno, così come quelli riguardanti i requisiti di presenza sul territorio, in Italia e all'estero (almeno otto Paesi stranieri e in un numero di province che rappresentano almeno il 60% della popolazione italiana «secondo criteri di adeguata distribuzione nel territorio nazionale». «Negli ultimi mesi - commenta De Santis - i nuovi dirigenti del ministero hanno dimostrato scarsa condivisione e quindi non conosciamo i contenuti dei decreti, quando li riceveremo esprimeremo il nostro giudizio»”.