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1° Giugno 2015 Numero 28 Anno II

 

l'identità biodegradabile

Se con l’avvento dell’era moderna gli sforzi della classe media erano tesi a stabilizzare e a difendere il proprio status sociale e dunque la propria identità, lo stesso non può dirsi per i giovani d’oggi.
Ad affermarlo il celebre sociologo polacco Zygmunt Bauman di cui il quotidiano La Repubblica riporta un estratto della sua lectio al Festival éStoria di Gorizia. Secondo lo studioso “l’assenza di cambiamento era la premessa essenziale di una società buona”, in cui il miraggio era “un assetto sociale assolutamente prevedibile”.

Oggi, spiega Bauman, al contrario di quanto accadeva ai loro padri, i giovani non si trovano più dinanzi a modelli durevoli e, la loro ansia deriva da un’apparente sovrabbondanza di scelte e dalla paura di “non fare la scelta migliore possibile”. Il timore di non poter tornare indietro fa sì dunque che i giovani siano impauriti da tutto ciò che è a lungo termine.
Non è più tanto importante definire un’identità, ma poterla ridefinire. L’identità ottimale deve essere biodegradabile e “deve essere messa nel mercato per trovare il suo valore”. L’accettazione sociale ad esempio viene misurata attraverso il numero di contatti sui social network o sui blog personali, ed è così che spesso molti adolescenti, per non essere esclusi o ignorati, prediligono “un’identità allargata”.
Tale atteggiamento però, afferma Bauman, non deve essere soggetto a critiche. I giovani, così come i loro antenati, si adoperano per non perdere il passo dinanzi alle sfide sociali del loro tempo. Perché, spiega lo studioso, non hanno di certo scelto loro una società in cui “ciò che oggi è irrinunciabile, è destinato già domani o dopodomani ad essere logoro”. (Viviana Toia)