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1° Giugno 2015 Numero 28 Anno II

 

la ragione dei numeri

Per sfatare le più accreditate falsità e i luoghi comuni sui dipendenti pubblici iniziamo a osservare l’Italia dall’alto dell’Europa, scoprendo via via verità assolute.
In Italia esiste una “sovrabbondanza di dipendenti pubblici” rispetto agli altri Paesi europei: Falso. In Inghilterra quasi un lavoratore su 5 è dipendente pubblico, in Francia sono quasi 11 milioni, in Italia molti meno: sia in percentuale sugli occupati, sia in numeri assoluti.

In Italia il numero dei dipendenti pubblici è in aumento: Falso. Dal 2011 in Italia si assiste a una costante diminuzione dei pubblici dipendenti (-4,7%) rispetto agli altri Paesi europei che registrano valori di crescita: Irlanda (+36,1%); Spagna (+29,6%); Regno Unito (+9,5%); Francia (+5,1%) e persino nella rigorosa Germania si registra un aumento del 2,5%. I dati evidenziano inoltre un calo di oltre 300mila dipendenti pubblici italiani negli ultimi 5 anni.
Gli impiegati pubblici italiani “costano molto”: Falso. L’incidenza sul Pil della spesa per gli stipendi dei dipendenti pubblici nel 2013 (10,3%) è perfettamente in linea con la media dei Paesi dell’Euro, con un valore inferiore a quello francese (13,0%) e britannico (10,6). Inoltre, la retribuzione pro capite nel pubblico impiego è diminuita quasi dell’1,5%.
Guardando al lontano 1981, quando la spesa pubblica primaria ammontava (dati Ameco, Commissione europea) al 39% del Pil (a fronte del 45% della Germania e del 47% della Francia) e al tempo stesso, il debito pubblico italiano era pari al 59% del Pil (mentre in Germania raggiungeva il 34% e in Francia appena il 22%), è semplice poter oggi arrivare alla considerazione: che già 34 anni fa l’Italia riusciva a fare più debito con meno spesa. E, in questo scenario, non stupisce se la spesa pubblica italiana annua per cittadino risulti inferiore di circa 1.800 euro alla media europea.
Questa fotografia, nitida e dai contorni ben definiti, ce la restituisce Antonio Foccillo, Segretario Confederale Uil, che nella sua relazione all’Attivo dei Quadri del Pubblico impiego del 20 maggio scorso, ha chiarito perché è arrivato il momento per parlare di rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. (Silvia La Ragione)