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1° Maggio 2015 Numero 26 Anno II

 

cinesi a prova di islam

“L’islam spiegato ai cinesi”. Questo il titolo dell’articolo dello scrittore franco-marocchino Taharan Ben Yelloun, apparso sul quotidiano La Repubblica. L’articolo è il racconto di un viaggio in Cina che celebra il valore della diversità culturale e della necessità della conoscenza per l’accettazione dell’Altro.
La Cina, ricorda l’autore, non è un Paese, ma un continente, immenso a livello geografico e culturalmente multisfaccettato, ed è così che tra le righe degli appunti del viaggio di Yelloun, il quadro che emerge è quello di una terra sorprendente e ricca di contrasti, dove tutto è relativo, in cui ad esempio è possibile scorgere la povertà tra due grattaceli ultramoderni in costruzione.

La Cina è un Paese dove ad esempio non è possibile utilizzare Facebook e Twitter, è vietato, ma dove tuttavia vi sono immense strade commerciali piene di turisti che fanno shopping con insegne bilingue, dove visibilmente la cultura americana man mano si fonde con quella cinese. I cinesi sono anche molto curiosi. Un gruppo di liceali nel corso di un incontro interrogano Yelloun sull’Islam, vogliono comprenderlo. Perché in Cina c’è anche una minoranza musulmana che viene vista con rispetto, ed un’altra che al contrario viene malvista perché incolpata di un attentato jihadista che ha provocato decine di morti.
A Pechino si possono trovare anche festival letterari frequentati da un pubblico in prevalenza occidentale. Questo nel modernissimo quartiere della città, caratterizzato da architetture all’avanguardia che, scrive Yelloun, nulla hanno a che invidiare con New York o Dubay, mentre il quartiere popolare di Les Rotondes accanto al tempio di Confucio, è caratterizzato da piccoli alloggi abitati da gente modesta privi di servizi igenici. Altro volo, altra città: Wuhan. Anche qui, dalle parole dello scrittore, si percepisce aria di trasformazione, ovunque si costruisce per farne una metropoli all’avanguardia. Wuhan è la città con il più alto numero di studenti al mondo (1,2 milioni). Qui Yelloun incontra un gruppo di studenti di una Scuola francese internazionale, che gli fanno domande sugli attentati contro Charlie Hebdo, sull’antisemitismo e il terrorismo islamico. Gli studenti pensano che non si doveva provocare i musulmani con vignette satiriche su Maometto. Lo scrittore racconta che in Cina il razzismo non è un tema di primordine, vorrebbero però diventare scrittori celebri, ma leggono poco e l’istruzione è fortemente inquadrata, non viene insegnata la filosofia ma si studia ancora il pensiero di Mao Tse Tung. Tuttavia, nel Paese dove tutto è relativo, anche per i giovani cinesi, come per molti dei nostri occidentali, la città romantica per eccellenza è Parigi. (Viviana Toia)