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1° Maggio 2015 Numero 26 Anno II

 

digitale. la via di mezzo

L’overdose di digitale sta producendo un piccolo rigetto. Niente che faccia pensare ad un ripensamento.
Il rigetto è a piccole dosi. A partire dalla teoria della distorsione che fa credere ad una marea di poeti, scrittori, fotografi, giornalisti su internet di essere grandi perché la rete compatta ogni cosa e impedisce di cadere. Scrive Roberto Cotroneo: “Avremo milioni di poeti che non sapranno spiegare Montale alla nonna, e tantomeno ai propri figli. Ma stipati e protetti, stretti stretti, nelle maglie del web e del social, si elogeranno, spesso senza leggersi a vicenda”.

Ovviamente questo non solo nel mondo letterario ma anche nel mondo del lavoro, dove ormai da tempo anche due impiegati in due stanze attigue comunicano via e-mail. E proseguono nel corso di tutta la giornata anche dopo l’orario di lavoro.
Per porre un freno a questo vero e proprio “tecnostress” si comincia da parte delle aziende a prendere rimedi. Il quotidiano Repubblica titolava nei giorni scorsi: Stop alle e-mail “Parlate, vedetevi” le grandi aziende cambiano rotta.
Insomma, la telematica non può sostituire il rapporto umano, il digitale non sostituisce non risolve i problemi quanto un confronto di persona, l’informatica non è autosufficiente a trovare le soluzioni quanto un chiarimento a quattr’occhi. E questo già lo si diceva decenni fa, ma ora parte anche una campagna a sminuire la positività di tali strumenti.
Non c’è mai una via di mezzo. (Viviana Toia)