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15 Aprile 2015 numero 25 Anno II

 

un curriculum, mille sfaccettature

Chi lo ha detto che nel curriculum bisogna elencare esclusivamente le proprie competenze professionali ed i titoli di studio conseguiti. Oggi sembra che per trovare lavo-ro siano importanti anche altre qualità, come ad esempio la simpatia, l’essere socievoli o poco inclini allo stress e, nondimeno, i propri hobby e le proprie passioni: insomma, le cosiddette “soft skills”, afferma Valentina Farinaccio in un articolo apparso su Il Venerdì di Repubblica, po-trebbero rendere decisamente più accattivante il proprio curriculum vitae.

Ed è persino l’Adecco, tra le agenzie di lavoro leader nel settore ad affermarlo. Infatti, per un neolaureato o per i candidati alle prime armi, far emergere le proprie qualità distintive, si legge nell’articolo, potreb-be essere un primo punto di forza soprattutto per rompere il ghiaccio in sede di colloquio. A confermarlo anche il sito Studenti.it, calibrato per fornire informazioni ai ragazzi che stanno ancora studiando e per quelli che hanno appena terminato gli studi e vorrebbero addentrarsi nel mondo del lavoro; anche qui, nella lista delle competenze indispensabili per farsi assumere, le competenze “morbide” vanno di pari passo con quelle tecniche: insomma la capacità dei candidati di lavorare in armonia con il resto del gruppo, l’essere socievoli e disinvolti, sembrano contare non poco per un datore di lavoro. Inoltre, si legge nell’articolo, il curriculum va modellato di volta in volta e, preferibilmente va consegnato personalmente. C’è da dire inoltre, come rilevano Unioncamere e Ministero del Lavoro, che contano ancora molto metodi informali come la conoscenza personale e pregressa dei candidati, nonché il vecchio passaparola. Al contrario oltreoceano “crolla il mito del curriculum”, scrive Rampini su Repubblica. In Google sono ben altri i metodi di assunzione: non sembra essere così fondamentale dove si è conseguita la laurea, bensì rivela il capo del personale Lazlo Bock, il superamento di un test reale, che prevede una simulazione del lavoro che attende il candidato. Google, si legge nell’articolo, preferisce candidati “dalla mente aperta, flessibilie versatili”, in poche parole, capaci di innovare. Il processo di selezione coinvolge intere squadre di dipendenti Google, nonché il capo del futuro dipendente, scrive Rampini, che esaminano per circa sei settimane il candidato. Insomma il mercato del lavoro sta cambiando e con questo anche i processi di selezione: studiare conta, ma sapersi “vendere” conta ancor di più. (Viviana Toia)