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15 Aprile 2015 numero 25 Anno II

 

petali di glicine/2

Amedeo Feniello - Corriere della Sera - 5 aprile 2015

“Un poeta. Il più grande poeta della Sicilia musulmana, Ibn Hamdis, che lascia l’isola a poco più di vent’anni intorno al 1075, e vive una lunga vita raminga tra il Nord Africa e la Spagna, dove muore nel 1133. I 6 mila versi del suo Diwan sono tipici della tradizione araba. Poesie d’amore. D’encomio. Di descrizione. Ma attraverso i suoi versi scorre anche la tristezza di un uomo costretto a lasciare la sua Sicilia, l’isola splendente e bella, una «costellazione di asteroidi», rimpianta e ora abbandonata nelle mani dei demoni, diventata «landa sterile, dove non puoi visitare altro che tombe». Resta a lui, come a tanti altri suoi conterranei che scelsero la fuga, una sola cosa: la hasra, la nostalgia verso la madrepatria. E quando muore, lascia una preghiera: di essere seppellito col corpo rivolto verso l’isola creata nel cuore del mare da Allah. La Sicilia”.