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2 Marzo 2015 Numero 22 Anno II

 

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Rocco Carannante è morto! Non uso sinonimi, non c’è più, è venuto meno ecc.., ma una parola dura, diretta, chiara come era lui.
Una parola che dà l’idea del dolore e dell’inesorabilità del fatto. Rocco è morto; quando eravamo alla camera ardente – ed è la prima volta che si fa alla UIL per un nostro dirigente – mentre leggevo le parole chiave scelte per le elezioni delle RSU: concretezza, determinazione, innovazione, coerenza, me ne sono venute immediatamente altre due: ottimismo e giustizia.
Con queste in più, abbiamo una rappresentazione di come era Rocco. Ottimismo, per la sua instancabile voglia di vivere; e giustizia, perché era innata in lui, perché da sindacalista e da persona libera non accettava soprusi e ingiustizie verso nessuno.
Ci siamo conosciuti nel 1969, io correggevo le bozze presso “Il lavoro italiano” e lui era impegnato a costruire con Aldo Occidente e Vincenzo Mastrodomenico la UIL Tesoro; negli anni successivi ha incontrato Piero Larizza che sarà per lui un fratello maggiore e un maestro per tutta la sua vita e carriera sindacale.
Nonostante il suo carattere apparentemente iracondo, a Rocco volevano bene tutti, solo chi lo conosceva attraverso i sentito dire aveva l’idea di una persona egoista o peggio “cattiva”, ma appena conosciuto restavano stupiti della differenza tra la realtà e le maldicenze. Questo lo sanno bene tutti quelli della UIL che ne hanno condiviso l’impegno e il lavoro, dai dirigenti ai collaboratori, dai conoscenti agli amici più stretti, Benedetto, Romano, Carmelo, Luigi, Massimo, Bruno, Sergio, Paoletto e tanti altri.
Ma anche fuori dalla UIL era amato e considerato: gli amici di Terracina, Giggi, Ezio, Mario… quelli del calcetto Tonino, Ciro, Gianpaolo, Paolo, che non hanno mai smesso di chiedere di lui, di quando sarebbe tornato, che lo hanno sempre considerato un punto di riferimento, per la sua sicurezza e per la capacità di far sembrare semplici gli affari complicati, e che mi chiedevano: “che dice Rocco?”; “senti Rocco ?”.
Amici con cui abbiamo passato sempre ore spensierate e piene di gioia. Di lui ciò che mi è rimasto più impresso è quello che ha detto mia moglie una estate che stavamo tutti insieme con Massimo, Roberto, Marcella: “Voi sembrate meglio di quello che siete e Rocco al contrario è meglio di quello che appare”.

Rocco mi manca e mi mancherà e non me lo scorderò.

 

Gilberto