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2 Marzo 2015 Numero 22 Anno II

 

il modello ferrero

Giovanni Ferrero - Il Sole 24 Ore - 19 febbraio 2015

"Michele è stato innanzitutto un uomo dai principi saldi, gli stessi che lo hanno accompagnato nella sua parabola esistenziale, dal principio alla fine. Sapeva che se non si condividevano valori, nemmeno si poteva creare valore stabile, duraturo, valore al servizio della comunità. Per questo, il modello Ferrero nel quale si è da sempre riconosciuto, cambia il contratto sociale fra capitale e lavoro. Lo cambia in un patto di mutuo soccorso. Un sistema integrato nel territorio, capace di creare ricchezza e ridistribuirla, sorta di welfare integrativo, con asili, cure mediche e luoghi di assistenza, ricreazione, e studio.

Non è un’oasi di benessere, né, tantomeno. Un architettura ideale; mai è sconfinatonell’utopia olivettiana. Il suo è più semplicemente un modello dal pragmatismo ispirato, di patto di coesione il cui collante è l’armonia sociale fra la città e la sua industria, tra i collaboratori e il loro imprenditore, in cui ogni forza in campo agisce su di un unico fronte, rendere il mondo un posto migliore. La fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica. Una concezione del lavoro che mette al centro gli aspetti sociali prima, e il profitto dopo.Diciamolo senza falsi pudori si crea così un legame quasi famigliare, di comunità allargata, questo modello. Per questo, termini come delocalizzazione, o cassa integrazione, o ristrutturazione, sotto la sua guida non sono mai stati pronunciati”.