Logo
15 Febbraio 2015 Numero 21 Anno II

 

parrucchieri italiani in usa

Federico Rampini - DRepubblica - 7 febbraio 2015

“Quando si parla delle nuove migrazioni di giovani italiani che vanno a cercare lavoro all’estero, non bisogna pensare solo ai ricercatori universitari. Le figure come il parrucchiere sono anche più frequenti, e sono storie che vanno studiate. […]
Questa è una dimensione che si tende a trascurare, quando si parla di fuga di cervelli. I talenti che lasciano l’Italia per venire qui, non sono solo ricercatori in medicina o in fica nucleare. Anche un bravo artigiano ha un cervello.

Un parrucchiere estroso si considera un po’ un artista. Uno come Domenico non abbandona l’Italia perché mancano i fondi per la ricerca. Sceglie la via della fuga perché in Italia non riesce a lavorare abbastanza. Lui dà la colpa a vari fattori: le tasse, la burocrazia, i limiti alle concessioni di nuove licenze, le troppe procedure e scartoffie per aprire un esercizio commerciale, le rigidità sugli orari di lavoro. Tutte cose che in America sono più leggere, liberalizzate, flessibili”.