Logo
3 Febbraio 2015 Numero 20 Anno II

 

il lavoro autarchico in Ticino

Non c’è proprio limite alla fantasia umana e quindi anche a quella delle istituzioni. L’ultimo esempio lo ha fornito l’Amministrazione comunale di Claro nel Cantone Ticino in Svizzera come si evince da un suo recente comunicato stampa con il quale informa che “Il Comune di Claro, nel rispetto della legge sugli appalti pubblici, ha dato seguito alla propria decisione di sostenere con l'attribuzione di appalti pubblici e mandati le ditte locali che maggiormente impiegano personale residente in Ticino.

Per incentivare tale pratica, con l'auspicio che altri enti pubblici e "para-pubblici" la adottino in futuro, ha creato un adesivo che rende immediatamente visibile al pubblico, in termini di percentuale, il rapporto esistente nella ditta fra il personale residente in Ticino e quello proveniente dall’estero. Per personale residente non si intende solo il cittadino Svizzero ma naturalmente anche lo straniero in possesso di un permesso di dimora.
Questo adesivo intende "aiutare" nelle proprie scelte i consumatori ticinesi che vogliono sostenere, con i propri acquisti, l'economia locale. Economia che fatica sempre più a dare lavoro ai nostri residenti, in particolare ai giovani, che in Ticino vorrebbero trovare il proprio futuro. L’adesivo, in vendita a fr.10.00, può essere esibito su veicoli, carta intestata, ecc. ed è ottenibile annualmente presso la Cancelleria comunale di Claro dietro presentazione di un’autocertificazione sulla percentuale di personale residente in Ticino in rapporto al personale complessivo impiegato.” (notizia diffusa anche dal Corriere della Sera nella sua edizione del 3 febbraio 2015).
Con questa decisione (una vera e propria primizia) il Comune di Claro ha così introdotto il “lavoro autarchico” a danno evidentemente dei 60.000 lavoratori frontalieri italiani che giornalmente entrano nel Cantone Ticino per svolgervi la loro attività: per lo più nei lavori più umili nei servizi e nel terziario, ovvero in quei mestieri poco appetitosi per i residenti e certamente per i ticinesi. Tuttavia che una iniziativa sui generis come questa sia nata in un comune ticinese non deve sorprendere più di tanto poiché è in linea con il sentimento anti straniero (nella fattispecie anti italiano) che si annida in questo Cantone più che in altre regioni della Confederazione. Infatti in Ticino i ricorrenti referendum anti stranieri elvetici hanno, generalmente, un successo superiore alla media svizzera, come è avvenuto anche in quello più recente del 9 febbraio 2014 in cui proprio il voto ticinese fece vincere i si all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Un risultato che sta mettendo in grande rischio i rapporti bilaterali tra la Svizzera e l’Unione Europea.
Adesso non ci resta che attendere per vedere se questa brillante iniziativa del Comune di Claro troverà altri emuli nel Cantone Ticino innestando, così, una concorrenza tra quale riuscirà ad essere l’Amministrazione comunale più autarchica ovvero quella che riuscirà ad impoverirsi di più perché il conto finale lo pagherà certamente l’economia del Cantone già in difficoltà per il nuovo cambio tra franco svizzero ed euro. Chi vivrà vedrà! (Dino Nardi)