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3 Febbraio 2015 Numero 20 Anno II

 

emigrazione medica

Rimettono lo stetoscopio in valigia e ritornano in Italia. Tra un po’ di tempo magari. Stefano, ad esempio, prova prima a vincere un concorso. Il trentunenne Stefano Sartini racconta la sua storia a Repubblica: è uno dei primi specializzati italiani in medicina d’urgenza che oggi si trova a Chester in Inghilterra dove lavora quarantotto ore a settimana guadagnando (come medico cosiddetto “junior”) 3.500 sterline al mese al netto delle tasse (stipendio di un primario italiano).

Reperito il contatto nel Regno Unito e rilasciate due interviste su Skype la sua storia somiglia a quella dei tanti medici che, nell’inchiesta di Repubblica del 22 gennaio scorso, “hanno messo lo stetoscopio in valigia e se ne sono andati” dall’Italia.
Dai dati emerge che nel 2014 sono “scappati” dal nostro Paese la bellezza di 2.363 medici, contro i 396 di solo 6 anni fa (2009). Le stime tengono conto di coloro che hanno richiesto all’Italia l’attestato per usare il titolo di studio in UE, resta fuori chi si è trasferito altrove.
Ma cosa spinge i camici bianchi lontano dall’Italia? “Ogni anno si laureano circa 10mila medici – si legge nell’articolo di Michele Bocci su Repubblica – che subito dopo aver discusso la tesi si trovano davanti il primo imbuto. I posti nelle scuole di specializzazione sono solo 5mila, altri mille sono quelli per il tirocinio di chi vuole diventare medico di famiglia. In 4mila dunque restano fuori. Così si mettono a fare le guardie aspettando di provarci l’anno successivo oppure vanno all’estero”.
Scappano perché il sistema formativo italiano non dà garanzie, se ne vanno perché all’estero le opportunità di trovare un impiego sono maggiori e perché no, anche le retribuzioni sono più alte.
Ma c’è di più. Secondo alcuni addetti ai lavori, la tendenza di chi lascia il Paese aumenterà nei prossimi anni perché all’estero “comprano” volentieri professionisti formati in Italia. Le soluzioni auspicate: aumentare fino a 8mila le borse di studio per le specializzazioni, riaprire il turn over dentro gli ospedali e ridurre gli accessi alla facoltà di Medicina.
Potrebbe essere davvero questa la cura per far rimanere in Italia i nostri medici?
Di sicuro, bisogna fare presto. Soprattutto a fronte dei numeri che fanno riflettere: 5.000 medici dipendenti in meno nel SSN nel 2013 rispetto al 2009; 6.000 medici precari; 23.500 dipendenti in meno del SSN nel 2013 rispetto al 2009 (Dati Repubblica da Min. Salute e Min. Economia). (Silvia La Ragione)