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15 Gennaio 2015 Numero 19 Anno II

 

economia a richiesta

Un quarto dei lavoratori freelance nel mondo è italiano (dati 2013). È quanto emerge nel reportage di Repubblica, del 7 gennaio 2015, sulla nuova categoria di lavoro che sta conquistando il mondo: i freelance. Parola inglese che un tempo identificavail lavoratore senza contratto impegnato a districarsi tra un lavoro saltuario e l’altro, ora invece – si legge nel reportage - è esaltata come la nuova frontiera della “economy-on-demand”, l’economia a richiesta: in cui lavori quando serve, quando vuoi, dove vuoi.

Il futuro? È “You Inc” (tradotto Tu Spa). “In America 53 milioni di persone già lavorano come freelance, in Australia lo fa un terzo della forza lavoro e l’Europa si appresta a seguire la stessa strada, come si sono letteralmente accorti britannici, tedeschi, olandesi e altri popoli del vecchio continente da quando, invece di un taxi, possono chiamare un autista freelance con Uber (applica-zione per smartphone), risparmiando tempo e denaro”. Per l’economista Guido Moretti, nell’intervista di Eugenio Occorso, “i dati Ocse indicano che se si guarda alla percentuale di lavoratori “liberi” o “in proprio” sul totale della forza lavoro, questi a sorpresa sono di più nei Paesi come Italia, Turchia, Portogallo, Grecia. Cos’hanno in comune questi Paesi? Mercati del lavoro più rigidi, più ingessati, e una pressione fiscale molto alta a carico dei dipendenti, gli unici che non possono evadere le tasse.”