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1 giugno 2014 Numero 2 Anno I

 

Voto all'estero: operazioni deliranti

A due giorni dalle elezioni europee in Italia, Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo portando alla luce il “costoso delirio del voto all’estero”. L’aggettivo utilizzato da Caterina Soffici per descrivere il voto degli italiani all’estero è “delirante”. Nel senso letterale della parola la giornalista individua tre motivazioni principali per cui il voto degli italiani all’estero è un’operazione nel complesso futile e insensata.
 

Ci porta a Ferrington, Londra, ufficio del Consolato italiano. Pacchi e scatoloni pieni di materiale: “le schede, le locandine, addirittura il kit del bravo scrutatore, contenete il materiale di cancelleria e perfino la colla”. La giornalista spiega ai lettori che l’occorrente arriva dall’Italia, come anche i certificati elettorali, spediti dal Ministero a tutti gli iscritti all’AIRE.
Ecco la prima anomalia: i certificati elettorali sono spediti a tutti i residenti all’estero ufficialmente iscritti all’Anagrafe. Non importa se non hai mai messo piede “sul suolo patrio e nemmeno parli italiano”, hai sicuramente più diritto tu di coloro che sono all’estero temporaneamente (studente, cervello in fuga, in cerca di lavoro etc) e che, avrebbero potuto votare a condizione di essersi iscritti entro il 6 marzo (e magari essere venuti a conoscenza della possibilità di poterlo fare prima della scadenza).
La seconda anomalia riguarda le condizioni di voto. In tutti i Paesi i residenti all’estero votano su richiesta: in Italia no. Le schede elettorali vengono spedite a tutti, con i costi che ne derivano, a fronte di un’affluenza bassissima alle urne (nel 2009 a Londra hanno votato il 5,5% degli aventi diritto, circa 9.500 persone su quasi 200mila iscritti all’AIRE).
La terza assurdità è di tipo logistico e comprende anche la spesa per i dipendenti e il personale. La legge impone un seggio elettorale ogni 1.600 votanti. Tra il Galles e l’Inghilterra hanno istituito 75 sezioni, circa 35 località in tutto. Trentacinque dipendenti del consolato devono partire da Londra, ognuno a bordo di un’auto privata o un transit in affitto e il seggio elettorale, composto da un presidente, un segretario e 3 scrutatori, ha una spesa media di 160 euro a testa al giorno.
Viene stimata, solo per l’Inghilterra e il Galles, una spesa di 400mila euro.
Per Il Fatto Quotidiano “Stimando che a votare saranno circa 10 mila persone, sono 40 euro a voto. Lo scherzetto del voto all’estero così congegnato, costerà 10 milioni”. (Silvia La Ragione)