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15 Gennaio 2015 Numero 19 Anno II

 

gli italiani di fronte a charlie

Ore 13:10 del 7 gennaio 2015: il telegiornale del bar accanto l’ufficio annuncia l’orrore dell’attentato a Charlie Hebdo. Le notizie non sono chiare, si parla di una sparatoria. Non ci voglio credere! Poi la conferma della strage: 12 morti di cui Cabu, Wolinki, Charb, personaggi incontestati della satira francese, un’opinione, un contro potere. Il giorno dopo il terrorismo colpisce di nuovo. Cinque morti, vittime scelte perché poliziotti, perché ebrei! Sembra che la guerra sia scoppiata. Tutti siamo tra lo sdegno e la paura. Dopo tre giorni di terrore e attesa il bilancio è di 17 morti.

Le 17 vite erano visi della Francia e simboli della libertà d’espressione, della vitalità della nostra democrazia, dell’ordine repubblicano, delle nostre istituzioni, della tolleranza, della laicità. La Laicità che dà la possibilità di credere e di non credere in un Paese: la Francia! La Francia è lo spirito delle «Lumieres», la Francia è la conquista dell’ugualianza, la Francia è un misto di dignità, di insolenza e di eleganza. La parola d’ordine dell’unità nazionale è un «NO » inesorabile al terrorismo, all’intolleranza, all’antisemitismo, al razzismo, per la dignità e la fraternità. Era questo il senso della grande manifestazione dell’ 11 gennaio 2015: una presa di coscienza del popolo francese del mondo, su quanto la nostra tranquilità e la nostra democrazia siano fragili e vulnerabili.
JE SUIS CHARLIE! JE SUIS MUSULMAN! JE SUIS JUIF! (Sebastiano Urgu, Ital Uil Francia)