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8 Gennaio 2015 Numero 18 Anno II

 

parlare straniero

Piero Ottone - il venerd́ - 9 gennaio 2015

“Talvolta, quando un russo o un serbo parla italiano alla radio o alla televisione, si stenta a credere che colui che stiamo ascoltando sia italiano. […]

A che si deve questa capacità? Difficilerispondere: ha l’aria di essere innata. Forse è aiutata però dal fatto che nelle lingue slave già sono presenti quasi tutti i suoni delle altre, anche i più insoliti. E gli italiani? Siamo sinceri: con gli slavi non pos-siamo competere. Ma neanche con le altre etnìe. Forse neanche con gli anglosassoni o, che so io, coi tedeschi o con gli spagnoli. […] Quando noi italiani parliamo france-se o tedesco facciamo un po’ ridere. E si capisce lontano un miglio da dove proviene colui che sta parlando. C’è chi mantiene ben chiara, nell’eloquio, la sua italianità, e magari se si sforza di nasconderla accentuando qualche manierismo, che so io, a imitazione dei francesi o dei tedeschi, riesce soltanto a diventare ridicolo. Meglio giocare a carte scoperte. Perché non siamo bravi? Difficilerispondere: ma in questo caso conviene ricorrere alla spiegazione classica: all’origine del cattivo risultato è giusto prendere in esame il cattivo insegnamento. Ov-vero: lasciano a desiderare gli allievi perché lasciano a desiderare gli insegnanti”.