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15 Dicembre 2014 Numero 17 Anno I

 

fascino e nostalgia

Il confronto italo-tedesco è di attualità anche tra le giovani generazioni. È di questi giorni l’appello del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che da Torino invita i due Paesi a fermare ogni forma di pregiudizio sprezzante ricordando che ci sono enormi lacune nella conoscenza reciproca. E su la Stampa il giorno dopo la convention due giovani prendono la parola per raccontare la loro visione dei rapporti tra Italia - Germania.

Manager italiano lui, docente tedesca lei. Giuseppe vola a Berlino per inventarsi un mercato italiano per un famoso marchio di moda on line e nel giro di tre anni la sua area decolla e ora, a ventotto anni, è alla guida di un team di 150 persone. Elisabeth vince una cattedra in Italia e inizia a insegnare a Bassano del Grappa e poi al Gothe Institute di Torino. Le storie così tracciate potrebbero mostrare un quadro scontato, il racconto di un’Italia poco appetibile sotto il profilo delle opportunità di carriera rispetto, semmai, ai cugini europei. Ma Elisabeth, nell’intervista al quotidiano, fa emergere il grande potenziale del nostro Paese descrivendo il grande problema degli italiani: “sono decisamente migliori di come vengono raccontati e di come loro stessi si raccontano”, molto seri e preparati. Lo dice con un certo stupore ammettendo che “siamo abituati a sostenere il contrario”. Università che funzionano, trafile molto professionali, nemmeno l’ombra di un concorso truccato e scorciatoie. Uno splendido affresco per una bavarese in Italia, sensazioni confermate anche dal numero di giovani connazionali che lo scorso anno sono stati attratti (anche solo per una visita culturale) dal Bel Paese. E allora perché il milanese Giuseppe, fidandosi dell’amico tedesco, ha lasciato un posto dietro al Duomo per vivere nella città più europea delle città teutoniche? Perché Berlino “è intuitiva come un tablet, al primo approccio capisci subito come funziona” e l’Italia sembra ancora lontana, tutto è ancora troppo formale e burocratico. Ogni “fine del mese” la nostalgia per la Germania inizia a farsi sentire anche per la più italiana delle tedesche, basta buttare un occhio sulla busta paga di Elisabeth: “al di là delle Alpi un professore di trent’anni guadagna almeno 2000-2300 euro al mese. Qui (in Italia) bisogna faticare per arrivare alla metà”.
Quello che manca all’Italia è un po’ di orgoglio. Lo dice Elisabeth ma lo pensa anche Giuseppe che ha portato via con sé, oltre alla formazione e all’intraprendenza, l’importanza di condividere e saper fare squadra, due principi che si sposano benissimo e che si ritrovano nelle nuove generazioni.
Le cosiddette “generazioni Erasmus e Easyjet”, che per il saggio Umberto Eco, ripreso da la Repubblica, “hanno segnato una rivoluzione sessuale: un giovane catalano incontra una ragazza fiamminga; i due si innamorano, si sposano e diventano europei, come pure i loro figli”. E allora, alla domanda cosa significa per te l’Europa, la risposta più comune è stata “libertà di viaggiare, studiare e lavorare in tutti i Paesi della UE”, segno che comunque, lontano dai pronostici, abbiamo ancora fiducia nell’Europa. (Silvia La Ragione)